Un nuovo studio internazionale coordinato da IIASA e realizzato con il contributo della Fondazione CMCC mostra come le azioni di mitigazione a breve termine possano evitare un overshoot delle temperature globali – riducendo in tal modo i rischi climatici e portando a ritorni economici a lungo termine.
L’obiettivo dell’Accordo di Parigi è quello di mantenere il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2°C, e di portare avanti gli sforzi per limitarlo a 1.5°C. Ma quale percorso dovrebbe essere imboccato dalle nostre società per raggiungere questa desiderabile meta?
Lo studio appena pubblicato sulla rivista Nature Climate Change e diretto da Keywan Riahi, Direttore del Programma “Energy, Climate, and Environment” di IIASA, fornisce alcune risposte. Lo studio, realizzato con il contributo della Fondazione CMCC (tra gli autori, i ricercatori CMCC Valentina Bosetti, Laurent Drouet e Massimo Tavoni), realizza una sintesi dei risultati del lavoro di 9 gruppi di ricerca di valutazione integrata, esplorando come progettare percorsi fattibili ed economicamente convenienti per raggiungere gli obiettivi di Parigi.
I ricercatori si sono avvalsi di modelli di valutazione integrata per esplorare le opzioni per la politica climatica. Questi modelli prendono in esame le attività umane che determinano le emissioni – forme di generazione dell’energia, misure di efficientamento e cambiamenti di uso del suolo – e calcolano i costi della loro distribuzione nei prossimi decenni. I modelli modulano questi fattori per raggiungere un determinato obiettivo al costo più basso.
Finora, la maggior parte degli studi si sono focalizzati su un futuro lontano, in cui gli obiettivi di Parigi erano raggiunti solo entro la fine del 21esimo secolo. Di conseguenza, quasi tutti gli scenari risultanti consentivano alle temperature globali un overshoot per la metà del secolo, ovvero una misura in cui la temperatura può superare temporaneamente un determinato target di temperatura prefissato, per poi riabbassarsi solo in seguito. Per annullare e ribaltare l’overshoot delle temperature, gli autori hanno fatto una richiesta impegnativa: chiedono al mondo di raggiungere emissioni nette negative per ridurre la quantità di anidride carbonica nell’atmosfera, e quindi diminuire il livello delle temperature. Emissioni negative a una scala così vasta potrebbero tuttavia rivelarsi non realizzabili; e anche un overshoot temporaneo potrebbe aumentare il rischio di certi impatti, come alluvioni e incendi, e potrebbe causare danni permanenti al clima e agli ecosistemi più fragili. Sarebbe meglio non addentrarsi in un territorio così pericoloso.
“Lo studio confronta per la prima volta in maniera sistematica gli scenari che evitano l’overshoot, sulla base dei diversi modelli. Un rapido taglio delle emissioni nei prossimi decenni potrebbe significare che potrebbe non esserci bisogno di arrivare a emissioni nette negative: le temperature globali invece si stabilizzerebbero a un determinato livello all’incirca nel momento in cui raggiungeremo un livello zero-netto (net-zero) di emissioni. Abbiamo anche scoperto che i modelli concordano su molte implicazioni per i sistemi energetici regionali come la rapida decarbonizzazione del settore energetico,” dichiara Christoph Bertram (Potsdam Institute for Climate Impact Research), co-autore dello studio.
Oltre che essere più sicuro per il pianeta, tutto ciò porta a benefici economici nel lungo termine. Lo studio prevede che il PIL globale nel 2100 sarà fino al 2% più alto negli scenari in cui l’overshoot viene evitato.
“Abbiamo dimostrato che l’investimento iniziale per realizzare rapide trasformazioni verso un sistema globale a zero-netto ripagherà nel lungo termine,”, dichiara Riahi. “È infatti probabile che i benefici siano ancora maggiori, poiché questo calcolo non include gli impatti economici dei cambiamenti climatici, che sarebbero più gravi negli scenari in cui è previsto un overshoot,” aggiunge il co-autore Laurent Drouet della Fondazione CMCC – Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, primo autore di un articolo sullo stesso tema appena pubblicato sullo stesso numero di Nature Climate Change, in cui sono illustrati i benefici in termini di impatti (dei cambiamenti climatici) evitati.
“I risultati degli scenari mostrano sistematicamente nei diversi modelli che sarà il settore dei trasporti a ritardare la decarbonizzazione. Di conseguenza, una ‘rivoluzione della mobilità’ sarà cruciale nel ridurre la dipendenza dalle tecnologie a emissioni negative, nel mitigare i loro rischi e i loro impatti negativi per la società,” fa notare un altro co-autore dello studio, Daniel Huppmann (IIASA, Integrated Assessment and Climate Change Research Group.
Lo studio di Riahi e colleghi sottolinea inoltre il bisogno urgente di aumentare l’ambizione climatica. Mostra che se ci atteniamo agli impegni determinati su base nazionale (ovvero i Nationally Determined Contributions – NDCs-, l’obiettivo dichiarato di ciascun Paese per le proprie emissioni fino al 2030), la soglia di 1,5°C sarà superata, in contrasto con l’ambizione dichiarata alla recente conferenza sul clima (COP26) di Glasgow.
Seguire gli impegni attuali fino al 2030 implica un avvio lento degli sforzi di mitigazione, e i modelli semplicemente non riescono a vedere un modo per incrementare la decarbonizzazione abbastanza velocemente da raggiungere gli obiettivi di Parigi, indipendentemente da quanto ci impegniamo.
Lo studio è stato realizzato nell’ambito del progetto ENGAGE – Exploring National and Global Actions to reduce Greenhouse gas Emissions, finanziato dal Programma per la ricerca e l’innovazione dell’Unione europea Horizon2020 (Grant No 821471).
Per approfondire:
Riahi, K., Bertram, C., Huppmann, D., Rogelj, J., Bosetti, V., Cabardos, A-M., Deppermann, A., Drouet, L., et al. (2021). Cost and attainability of meeting stringent climate targets without overshoot. Nature Climate Change. DOI: 10.1038/s41558-021-01215-2
Drouet, L., Bosetti, V., Padoan, S.A., Aleluia Reis, L., Bertram, C., Dalla Longa, F., Després, J., Emmerling, J., et al. (2021). Net zero-emission pathways reduce the physical and economic risks of climate change. Nature Climate Change. DOI: 10.1038/s41558-021-01218-z