Venezia e il CLIMA: passato e futuro

  • Nota Metodologica

    L’analisi climatica effettua una rappresentazione di dettaglio del clima attuale ed atteso per le diverse città di interesse avvalendosi di una serie di indicatori comunemente utilizzati in letteratura per caratterizzare il clima e la sua evoluzione sia per quanto attiene i valori medi, quali l’andamento della temperatura e precipitazione su scala annuale e stagionale, sia per quanto riguarda l’andamento dei valori più estremi di queste stesse variabili. I valori estremi sono dei valori assunti dalle variabili di interesse (ad es. precipitazione, temperatura) che differiscono dai valori che essa assume in media sull’area in un periodo di riferimento e che, quindi, hanno una probabilità bassa di occorrenza.

    Nello specifico, gli indicatori più utilizzati per descrivere intensità e frequenza di occorrenza di questi eventi sono quelli definiti dall’ETCCDI; essi sono relativi a diverse variabili atmosferiche, ma quelli maggiormente utilizzati in letteratura riguardano precipitazione e temperatura, e sono molto utili per successivi studi di settore volti a valutare i principali impatti locali del cambiamento climatico su cui si basano le strategie di adattamento (Karl et al. 1999, Peterson et al. 2001). In questo studio vengono analizzati alcuni tra questi indicatori, individuati tra quelli ritenuti più rilevanti a livello urbano. È importante precisare, a tal proposito, che lo studio del clima implica, per definizione, l’utilizzo di lunghe scale temporali; in particolare, la World Meteorological Organization(WMO 2007) stabilisce in 30 anni la lunghezza standard su cui effettuare delle analisi statistiche che possano essere considerate rappresentative del clima di una certa area. Per questo motivo, sia per la descrizione del clima attuale sia per quanto riguarda le variazioni del clima futuro rispetto al clima di riferimento, sono analizzati periodi di lunghezza di almeno 30 anni.

    Entrando nel dettaglio, per quanto riguarda l’analisi del quadro climatico attuale, i diversi indicatori sono calcolati sulla base di dati atmosferici derivanti da una simulazione climatica di reanalisi ad altissima risoluzione spaziale (circa 2 km) prodotta dalla Fondazione CMCC (Raffa et al; 2021)e disponibile sull’Italia per il periodo 1989-2020 . Tale simulazione (di seguito indicata come ERA5-2km) è ottenuta localizzando dinamicamente, con il modello regionale climatico (RCM) COSMO-CLM (Rockel at al. 2008), modello climatico sviluppato dalla CLM Assembly con cui la Fondazione CMCC collabora, la rianalisi ERA5.

    Le reanalisi sono un potentissimo strumento, che, combinando in modo coerente la modellazione numerica con le osservazioni (attraverso l’utilizzo di tecniche di assimilazione dei dati), possono fornire un quadro coerente e consistente del clima attuale.

    ERA5 rappresenta la quinta rianalisi globale prodotta dal Centro Europeo per le Previsioni Meteorologiche a Medio Termine (European Center Medium Weather Forecast, ECMWF) a risoluzione spaziale di circa 31 km. Allo stato attuale fornisce, in operativo, dati dal 1979 ai giorni nostri a risoluzione oraria. Esiste anche un’estensione al 1950 ancora in fase di validazione.

    Per quanto riguarda l’analisi del quadro climatico futuro, sono analizzate le variazioni climatiche attese (per effetto dei cambiamenti climatici di natura antropica) nell’area di studio rispetto ad un clima di riferimento. In questo caso, i diversi indicatori sono calcolati sia sulla base delle proiezioni climatiche al 2100 ad alta risoluzione (circa 8 km) per l’Italia prodotte dalla Fondazione CMCC (Bucchignani et al. 2016; Zollo et al. 2016) attraverso il modello regionale climatico (RCM) COSMO-CLM, considerando gli scenari IPCC RCP4.5 e RCP8.5 sia utilizzando i modelli climatici regionali disponibili nell’ambito del programma EURO-CORDEX alla più alta risoluzione attualmente disponibile: di circa 12 km sull’Europa.

    Maggiori informazioni riguardo l’iniziativa EURO-CORDEX sono disponibili al link http://www.euro-cordex.net. L’utilizzo di tutti i dati disponibili nel programma EURO-CORDEX consente un’analisi della variabilità climatica attraverso usando un approccio multi-model. Vale a dire che, a partire dalle diverse simulazioni disponibili, è possibile stimare il valore della anomalia media (ensemble mean), calcolata mediando i valori di tutte le simulazioni considerate, rispetto alle variabili (temperatura e precipitazione) e agli indicatori di interesse, per i due scenari considerati, e infine valutata l’incertezza associata (Jacob et al. 2020; Kotlarski et al. 2014).

    Tra gli scenari realizzati e resi disponibili dall’Integovernamental Panel on Climate Change (IPCC), ci si è concentrati qui su questi due (RCP4.5 e RCP8.5) in quanto sono gli scenari per i quali, al momento della realizzazione di questo lavoro, sono disponibili le analisi più avanzate. È bene sottolineare che RCP8.5 rappresenta lo scenario più estremo, quello che prevede nessuna iniziativa per ridurre la concentrazione di CO2 in atmosfera e quindi l’innalzamento della temperatura media globale. Si tratta di uno scenario probabilmente non realistico, che però è utile come termine di paragone per analizzare i cambiamenti climatici futuri rispetto all’assenza o meno di politiche di mitigazione. Per praticità e per semplificare la comunicazione, i due scenari sono riportati nel testo delle analisi come “scenario con politiche climatiche” (RCP4.5), e “scenario senza politiche climatiche” (RCP8.5) Per i dati EURO-CORDEX inoltre sono stati considerati 3 scenari IPCC RCP2.6, RCP4.5 ed RCP8.5; tuttavia poiché i modelli disponibili per lo scenario RCP2.6 sono in un numero molto minore (9) rispetto a quelli utilizzati per i rimanenti scenari (18) si è ritenuto, per non considerare analisi con diverso grado di affidabilità di non riportare  i risultati ottenuti con questo scenario.

1989-2020: evoluzione di temperatura e precipitazione

I grafici qui di seguito mostrano anomalie per il periodo 1989-2020, ossia la differenza tra valori annuali e la media del periodo, in riferimento ai valori di temperature medie (espresse in °C) e alla precipitazione annuali (espresse in percentuali).

Per quanto attiene la temperatura si registra un trend di crescita statisticamente significativo mentre per la precipitazione non vi è un trend statisticamente significativo.

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Andamento dell’anomalia annuale di temperatura media calcolata rispetto alla temperatura annuale media sul periodo 1989-2020.

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Andamento dell’anomalia di precipitazione annuale calcolata rispetto alla precipitazione annuale media sul periodo 1989-2020.

1989-2020: andamento degli indicatori climatici

Attraverso gli indicatori climatici si analizzano alcune  specifiche caratteristiche del clima della città.

Gli indicatori qui considerati per quanto riguarda la temperatura sono tre:

Notti calde. Indica il numero di giorni con temperatura minima maggiore di 20°C. Si tratta di un valore molto importante per valutare l’impatto dei cambiamenti climatici sul benessere fisico delle persone.

Giorni molto caldi. Indica il numero di giorni in cui la temperatura massima giornaliera supera i 25°

Questi due indicatori sono importanti per lo studio degli ad impatti dei cambiamenti climatici sulla salute delle persone e sui consumi energetici per il raffrescamento degli ambienti.

Giorni freddi. Il numero dei giorni in cui la temperatura scende sotto 0°C.

Dal grafico che riporta l’andamento annuale degli indicatori si vede come notti calde e giorni molto caldi seguono una crescita nel periodo 1989-2020, mentre i giorni freddi mostrano un trend che non è statisticamente significativo.

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Rappresentazione del ciclo annuale (percentuali di giorni al mese) per gli indicatori che nel testo sono descritti come giorni freddi (frost days, FD), notti calde (tropical nights, TR) e giorni molto caldi (summer days, SU) sul periodo 1989-2020.

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Andamento annuale annuale (percentuali di giorni l’anno) per gli indicatori che nel testo sono descritti come giorni freddi (frost days, FD), notti calde (tropical nights, TR) e giorni molto caldi (summer days, SU) sul periodo 1989-2020.

Per quanto riguarda le precipitazioni, gli indicatori presi in considerazione sono:

Giorni consecutivi senza precipitazioni: percentuale media mensile del numero massimo di giorni consecutivi senza pioggia (ovvero con pioggia inferiore ad 1 mm).

Precipitazioni intense: numero di giorni con precipitazione molto intensa (uguale o superiore a 20mm)

Precipitazioni massime: il valore massimo di precipitazioni in un giorno.

Dai grafici che riportano l’andamento annuale degli indicatori sul periodo in studio, si vede come i giorni consecutivi senza precipitazioni (CDD) presentino un trend di diminuzione, mentre la tendenza per gli altri due indicatori non è statisticamente significativa.

Per quanto attiene gli andamenti medi mensili del numero massimo di giorni consecutivi senza precipitazione (CDD) essi evidenziano che tale indicatore assume valori più alti nei mesi di Gennaio, Febbraio e Marzo con percentuali intorno al 50% del numero medio massimo di giorni consecutivi al mese senza precipitazioni; tuttavia tale valore risulta molto variabile al variare dell’anno (dispersione intorno al valore medio, espressa in termini di deviazione standard, di circa 14 giorni). Nei mesi di Aprile, Maggio, Luglio si osserva il valore più basso per questo indice, dell’ordine del 30%, con una variabilità di circa 10 giorni. Tali andamenti sono confermati anche su scala stagionale, in particolare si osserva mediamente un numero massimo di giorni senza precipitazione di circa 26 giorni nella stagione invernale e di circa 20 giorni nelle restanti stagioni. Mediamente su base annuale vengono osservati circa 31 giorni consecutivi senza precipitazione con una dispersione di circa 11 giorni. Diversi lavori di letteratura riportano come l’andamento della lunghezza di periodi senza pioggia possa determinare importanti impatti anche nelle aree urbane per quanto attiene la funzionalità di alcune componenti, tra le quali ad esempio vi sono: approvvigionamento idrico, gestione delle acque reflue, gestione delle aree verdi urbane, popolazione, infrastrutture sanitarie.

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Ciclo annuale degli indicatori relativi a precipitazioni intense (R20), massimo numero di giorni consecutivi senza pioggia (CDD), entrambi calcolati in termini di percentuale di giorni al mese, e valori massimi giornalieri di pioggia (RX1day), sul periodo 1989-2020.

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Evoluzione annuale degli indicatori relativi a piogge intense (R20) massimo numero di giorni consecutivi senza pioggia (CDD), calcolati entrambi in termini di percentuale di giorni al mese, e valori massimi giornalieri (RX1DAY), sul periodo 1989-2020. l’andamento sul periodo non risulta statisticamente significativo per l’indicatore R20, mentre l’indicatore CDD e RX1DAY sono entrambi caratterizzato da un andamento sul periodo decrescente statisticamente significativo.

Scenari climatici per il futuro

Gli scenari climatici elaborati per la presente analisi prendono in considerazione, con orizzonte temporale a fine secolo, la temperatura media stagionale e il WSDI – Warm Spell Duration Index, indice  rappresentativo delle ondate di calore, su base stagionale. Più nel dettaglio, WSDI indica il numero di giorni in cui la temperatura massima è superiore al 90° percentile della temperatura massima stagionale per almeno 6 giorni consecutivi.

Per quanto attiene il trend di crescita della temperatura media si vede come lo scenario senza politiche climatiche sia quello che riporta incrementi maggiori di circa 5°C in 100 anni (nell’ipotesi di un trend lineare) nella stagione estiva ed autunnale e di 4°C in 100 anni (nell’ipotesi di trend lineare) nella stagione invernale e primaverile. Lo scenario con politiche climatiche invece riporta delle variazioni analoghe per tutte le stagioni con incrementi di circa 2°C su 100 anni.


Nei grafici sono riportati i cambiamenti della temperatura media stagionale per i modelli EURO-CORDEX. Il colore rosso è associato allo scenario senza politiche climatiche, il colore blu allo scenario con politiche climatiche. La linea spessa indica l’ensemble mean (la media dei risultati prodotti da diversi modelli) a parità di scenario considerato. L’area colorata rappresenta la deviazione standard, ovvero la dispersione dei modelli che costituiscono l’insieme dei modelli EURO-CORDEX, attorno al valore medio, a parità di scenario.

Per quanto riguarda il trend stagionale atteso del numero di giorni molto caldi (WSDI) si evidenzia una crescita generalizzata, che è molto più marcata nello scenario senza politiche climatiche.


Nei grafici sono riportati i cambiamenti dell’indicatore WSDI per i modelli EURO-CORDEX. Il colore rosso è associato allo scenario senza politiche climatiche, il colore blu allo scenario con politiche climatiche. La linea spessa indica l’ensemble mean (la media dei risultati prodotti da diversi modelli) a parità di scenario considerato. L’area colorata rappresenta la deviazione standard, ovvero la dispersione dei modelli che costituiscono l’insieme dei modelli EURO-CORDEX, attorno al valore medio, a parità di scenario.

Per quanto attiene invece il trend di precipitazione, sia per i valori cumulati che per gli estremi su base stagionale, è da considerarsi che esso è un parametro molto complesso da valutare che dipende da molteplici fattori e quindi l’influsso dei cambiamenti climatici risulta meno evidente rispetto a quello che emerge analizzando le tendenze della temperatura. In particolare, le variazioni della precipitazione stagionali, sulla base dei modelli EURO-CORDEX, sono caratterizzate da notevole incertezza[1] (su tutte le stagioni e per i due scenari considerati, RCP4.5 e RCP8.5), come mostrato nella tabella che segue.

Se si considerano le variazioni stagionali riportate dal singolo modello COSMO CLM, alla risoluzione di 8 km, utilizzando una configurazione ottimizzata sull’Italia, si trovano (variazione per il periodo 2035-2065 rispetto al periodo di riferimento 1981-2010) per lo scenario con politiche climatiche un aumento delle piogge invernali e una diminuzione di quelle primaverili ed estive, più marcate su quest’ultima stagione. Diversamente per lo scenario senza politiche climatiche si ha un aumento delle piogge invernali ed autunnali ed una diminuzione di quelle estive.

[1] La stima dell’incertezza è rappresentata dalla deviazione standard, che consente di definire un intervallo di variazione intorno al valore medio (Von Trentini et al., 2019). L’analisi dell’incertezza è fondamentale per l’interpretazione dell’indicatore, poichè fornisce una misura del grado di accordo tra i diversi modelli climatici dell’ensemble EURO-CORDEX. In altre parole, quanto più è basso il valore di deviazione standard tanto più sarà elevato il grado di accordo tra i modelli climatici, e viceversa.

Stagione

RCP 4.5

RCP 8.5

Variazione attesa [%]

(media EURO-CORDEX)

Range di

incertezza [%]

Variazione attesa [%]

(media EURO-CORDEX)

Range di

incertezza [%]

Inverno

+9

±10

+7

±10

Primavera

0

±10

+6

±11

Estate

-7

±15

+6

±23

Autunno

+4

±11

+11

±13

Variazione media attesa sul dominio di interesse come fornito dall’ensemble EURO-CORDEX e relativa stima dell’incertezza, per i due scenari di concentrazione e le diverse stagioni, per l’indicatore PRCPTOT (precipitazione cumulata).


Variazione spaziale dell’anomalia della precipitazione stagionale per il periodo 2036-2065 rispetto al periodo 1981-2010 con il modello COSMO-CLM ad 8 km.


Variazione spaziale dell’anomalia dei massimi di precipitazione giornaliera per stagione, per il periodo 2036-2065 rispetto al periodo 1981-2010 con il modello COSMO-CLM ad 8 km.

Per quanto riguarda gli estremi di precipitazione anche in questo caso si nota una forte incertezza dei modelli dell’ensemble EURO-CORDEX, per i due scenari considerati, ad eccezione della stagione invernale e autunnale dove la maggior parte dei modelli per lo scenario RCP8.5 vede un aumento degli eventi estremi, come illustrato nella tabella qui di seguito.

Se si considerano i valori riportati dal singolo modello COSMO CLM (variazione per il periodo 2036-2065 rispetto al periodo di riferimento 1981-2010) per lo scenario con politiche climatiche si notano variazioni tendenzialmente positive per  massimo di pioggia giornalieri per la stagione invernale, e negative per la stagione estiva e primaverile. Per lo scenario senza politiche climatiche si nota generalmente un incremento dei massimi di pioggia giornalieri per tutte le stagioni tranne questa estiva dove si nota invece una diminuzione.

Stagione

RCP 4.5

RCP 8.5

Variazione attesa [%]

(media EURO-CORDEX)

Range di

incertezza [%]

Variazione attesa [%]

(media EURO-CORDEX)

Range di

incertezza [%]

Inverno

+11

±13

+10

±9

Primavera

+6

±10

+13

±14

Estate

-1

±17

+7

±21

Autunno

+9

±13

+15

±11

Variazione media attesa sul dominio di interesse come fornito dall’ensemble EURO-CORDEX e relativa stima dell’incertezza, per i due scenari di concentrazione e le diverse stagioni, per l’indicatore RX1DAY (massima precipitazione giornaliera)

Venezia e il CLIMA: passato e futuro

Paola Mercogliano, Veronica Villani, Mario Raffa, Giuliana Barbato
Tutti gli autori  sono afferenti o affiliati alla Fondazione CMCC – Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici

Venezia e gli IMPATTI connessi ai cambiamenti climatici

Gli impatti dei cambiamenti climatici sulla scala urbana per la città di Venezia

Il comune di Venezia (articolato in 6 municipalità: Chirignago Zelarino, Favaro Veneto, Lido Pellestrina, Marghera, Mestre Carpenedo, Venezia Murano Burano), in quanto area costiera, è particolarmente vulnerabile agli impatti del cambiamento climatico. I rischi attribuibili alle inondazioni così come i rischi derivanti dall’occorrenza degli eventi estremi sono previsti in aumento, comportando così delle conseguenze negative sull’economia, sulla salute della popolazione e sulla generale sicurezza di medio-lungo termine della Città (Spano 2020).

In questo contesto, è pertanto necessario introdurre una progettazione finalizzata a prevenire e ridurre i rischi derivanti dagli eventi estremi, così da aumentare la capacità di reazione della città a tali eventi (Città di Venezia 2014). Ad oggi, la percentuale di suolo consumato della città è pari al 17.34% (Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente 2020); ciò implica che il territorio dell’area urbana in questione risulta ‘poco’ urbanizzato in relazione alle altre città italiane. Tuttavia, a causa della conformazione morfologica e della geo-localizzazione della Città, Venezia ha una percentuale di suscettibilità molto elevata. Per questo motivo, la città sta perseguendo diverse azioni nell’ambito delle tematiche di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici.

Nel 2011, la Città ha aderito al Patto dei Sindaci e dal 2012 fa parte della rete internazionale C40 cities Climate Leadership Group. Ad Aprile 2020, il Consiglio Comunale della Città ha deliberato l’adesione al  nuovo Patto Globale dei Sindaci per il Clima e l’Energia che porterà alla redazione di un nuovo Piano di Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima (PAESC) entro il 2022 (Città di Venezia 2021).

Gli eventi di temperatura estrema e lo stress da calore per la cittadinanza

Fra i diversi paesi del Mediterraneo, l’Italia è il paese con i più alti effetti legati al calore sulla mortalità giornaliera considerando le temperature estive (Guo et al. 2014) e – fra queste-  le regioni settentrionali del paese sono caratterizzate da un maggior eccesso di mortalità dovuta al calore (D’Ippoliti et al. 2010).

Secondo l’ISTAT, le anomalie di temperatura massima riscontrate nella città nel 2018, rispetto al periodo di riferimento 1971-2000, sono aumentate di un valore pari a 2.09°C. Un incremento simile è stato riportato anche in relazione all’occorrenza del numero di notti tropicali, con un incremento pari a 38.8 nel corso della stagione estiva 2018, rispetto alla media del periodo di riferimento (ISTAT 2020).

Strettamente legato a questo trend è il verificarsi del fenomeno di Isole di Calore Urbano (UHI), il quale si diversifica all’interno del contesto urbano in base alle caratteristiche dell’ambiente costruito (Oke 1973). Il punto di partenza per un’adeguata valutazione del rischio per la popolazione è l’identificazione e la distribuzione dell’intensità delle UHI, determinate dalle caratteristiche dell’ambiente costruito.

L’analisi di questo fenomeno è utile per comprendere a pieno la distribuzione dei pericoli climatici derivanti dal verificarsi di eventi estremi di temperatura – sul periodo storico e futuro. In questo contesto, attraverso uno studio che mira ad esplorare i fattori che contribuiscono allo sviluppo dell’isola di calore urbano all’interno dell’area urbana di Mestre, Peron et al. (2015) hanno evidenziato come le temperature più alte (tra 32.5°C e 34.9°C) siano state raggiunte in aree con grandi quantità di superfici impermeabili, dove non ci sono alberi o ombre di edifici. Al contrario, temperature più basse (circa 27° C) sono state rilevate vicino all’acqua (lungo i canali) e nelle aree verdi. Anche le superfici ‘fredde’ (= cool surfaces) applicate su parcheggi, strade e tetti sembrano aver ridotto le temperature sull’intero dominio di simulazione (Peron et al. 2015).

Purtroppo, ad oggi, non sono presenti studi dettagliati inerenti la diversificazione delle ondate di calore all’interno della Città di Venezia, così come anche delle analisi dettagliate sull’impatto e sulla diversificazione del rischio spaziale che queste ultime possono avere sulla salute della popolazione. Emerge quindi come sia necessario ricercare e analizzare ulteriormente questi aspetti per poter intraprendere delle azioni di adattamento adeguate per proteggere la popolazione all’interno del Comune.

Gli impatti degli eventi di precipitazione estrema

La gestione del reticolo idrografico e dei rischi ad esso connessi è demandata al Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico e al Piano di Gestione del Rischio Alluvioni del Distretto Idrografico delle Alpi Orientali, entrambi di livello sovracomunale. All’interno di tali strumenti normativi, e in ottemperanza alla Direttiva Alluvioni, la Città di Venezia è interessata dal “Bacino scolante nella Laguna di Venezia e relativo sistema lagunare”. Il bacino, di estensione pari a circa 2038 km2, rappresenta il territorio la cui rete di drenaggio superficiale scarica, in condizioni di deflusso ordinario, nella laguna di Venezia (PGRA, 2015): si tratta di un territorio complesso, soggetto nel corso degli anni a imponenti interventi di sistemazione idraulica, che inoltre comprende numerose aree di alta rilevanza paesaggistica e ambientale. L’incremento delle superfici impermeabili ed il progressivo impoverimento della rete scolante, non più adeguata alla gestione ed allo smaltimento delle acque, anche a causa dei nuovi insediamenti urbani, hanno reso problematica la gestione della rete consortile causando allagamenti estesi e frequenti.

Per quanto concerne più nello specifico l’area lagunare di Venezia, di estensione pari a circa 550 km2, è riconosciuto che essa, come tutte le aree costiere del Distretto, risulta la più esposta al rischio di inondazione per una molteplicità di fattori: perché storicamente soggetta a importanti fenomeni di subsidenza naturale ed antropica; perché solcata dai tronchi terminali arginati dei grandi corsi d’acqua del Nord Italia (Po, Adige, Piave e Tagliamento), in parte provenienti anche dalla vicina Slovenia (Isonzo); perché esposta a violente mareggiate, in generale associate ad eventi di alta marea eccezionale; perché particolarmente esposta agli effetti della crescita relativa del livello medio del mare dovuta all’effetto combinato di eustatismo e subsidenza.

Per effetto della concomitanza di diverse fonti di pericolosità, anche interdipendenti, l’analisi del rischio idrogeologico e dei relativi impatti del cambiamento climatico risulta complessa e stratificata. Per quanto attiene i fenomeni alluvionali, particolarmente critica risulta la sovrapposizione degli effetti di eventi meteorici particolarmente intensi associati a specifiche direzioni del vento, che, da un lato, comportano importanti mareggiate e dunque la persistenza di elevati livelli idrici in laguna, e dall’altro causano significativi contributi da parte dei corsi d’acqua del bacino scolante, i cui deflussi sono a loro volta ostacolati dall’acqua alta (Carbognin et al., 2010). È dunque rilevante l’analisi degli impatti del cambiamento climatico in termini di frequenza e intensità degli eventi estremi di pioggia, in termini di caratteristiche del vento e infine in termini di innalzamento del livello del mare per effetto del riscaldamento globale. Il livello idrico relativo della Città si è incrementato di più di 30 cm negli ultimi 150 anni per l’effetto combinato della subsidenza (di origine sia naturale sia antropica) del territorio e dell’innalzamento globale del livello del mare (Zanchettin et al. 2020) e ciò ha determinato una maggiore frequenza degli eventi di acqua alta (Lionello et al., 2020b). L’evento di acqua alta più catastrofico nella storia della Città si è verificato il 4 Novembre del 1966, con il maggior livello idrico mai registrato (194 cm) e 22 ore totali di livello superiore a 110 cm; soltanto negli ultimi 10 anni, la soglia critica di 120 cm è stata superata per 40 volte (Lionello et al., 2020a).

La tabella che segue riporta la variazione percentuale attesa, per effetto dei cambiamenti climatici, nella portata giornaliera massima annuale corrispondente a diversi tempi di ritorno e per diversi orizzonti futuri, rispetto al periodo di riferimento 2071-2100, per tre diversi scenari RCP. Tale informazione è fornita dal servizio Copernicus C3S nell’ambito del dataset grigliato Water Quantity Indicators for Europe, con risoluzione spaziale pari a 5 km, ed è il risultato dell’applicazione di un ensemble di modelli climatici Euro-CORDEX e di un ensemble di modelli idrologici (https://cds.climate.copernicus.eu/cdsapp#!/dataset/sis-water-quantity-swicca). I valori nella tabella che segue, ottenuti come media spaziale sul territorio comunale, mostrano una notevole coerenza rispetto all’orizzonte temporale e al livello di concentrazione di gas climalteranti in atmosfera. Infatti,  l’aumento atteso di portata centennale risulta crescere sia, a parità di orizzonte temporale, spostandosi dallo scenario RCP 2.6 a RCP 4.5 e RCP 8.5, sia, a parità di scenario di concentrazione, nel tempo. Di conseguenza, le maggiori criticità sono da attendersi per lo scenario più gravoso e per l’orizzonte temporale a lungo termine. Infine, i valori nella tabella mostrano che le variazioni in portata estrema più critiche devono attendersi per i periodi di ritorno più alti, sebbene esse risultino significative anche per i tempi di ritorno più bassi. In altre parole, valori di portata estrema già elevati sotto le condizioni di clima odierno sono attesi aumentare sia in magnitudo sia in frequenza.

Scenario

RCP 2.6

RCP 4.5

RCP 8.5

Orizzonte

Temporale

2011-2040

2041-2070

2070-2100

2011-2040

2041-2070

2070-2100

2011-2040

2041-2070

2070-2100

T=2 anni

8.83

20.58

13.58

13.50

25.83

30.25

22.83

20.75

52.67

T=5 anni

15.58

29.75

28.25

17.42

35.58

50.67

33.08

35.08

90.92

T=10 anni

18.58

33.67

34.83

19.25

40.00

59.58

37.67

41.25

107.83

T=50 anni

23.25

39.67

44.92

21.92

46.25

73.33

44.42

50.58

133.58

T=100 anni

24.83

41.42

47.75

22.67

48.08

77.42

46.58

53.50

141.17

Variazione percentuale della portata giornaliera massima annuale per vari periodi di ritorno T e per diversi orizzonti temporali futuri rispetto al periodo di riferimento 1971-2000. I valori sono ottenuti considerando l’ensemble mean, e sono mediati tra diversi modelli idrologici disponibili.

La figura che segue mostra, infine, il cambiamento percentuale atteso, per effetto dei cambiamenti climatici, nella portata giornaliera massima annuale corrispondente ad un periodo di ritorno di 100 anni per l’orizzonte futuro 2071-2100 e per tre diversi scenari RCP.

La figura permette di apprezzare una elevata variabilità spaziale della variazione attesa di portata estrema per l’intorno della zona di interesse, sebbene tale variabilità risulti più contenuta all’interno dell’area comunale. Il maggiore campo di indagine mette inoltre in evidenza, coerentemente con quanto mostrato nella tabella sopra, le maggiori criticità attese per l’orizzonte futuro a lungo termine sotto lo scenario di concentrazione RCP 8.5.

È comunque da rilevare che nel territorio lagunare la risoluzione spaziale del dataset Copernicus non permette di apprezzare il cambiamento atteso nelle variabili di interesse nelle aree prospicienti il mare.


Cambiamento percentuale atteso per l’orizzonte futuro 2071-2100, rispetto al periodo di riferimento 1971-2000, fornito dal dataset Water Quantity Indicators for Europe.

Venezia e gli IMPATTI connessi ai CAMBIAMENTI CLIMATICI

Paola Mercogliano, Roberta Padulano, Marta Ellena
Tutti gli autori  sono afferenti o affiliati alla Fondazione CMCC – Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici

Venezia e la sua VALUTAZIONE DEL RISCHIO da cambiamenti climatici

  • Analisi della Valutazione dei Rischi Climatici – Nota Metodologica

    La sezione rischi climatici presenta l’analisi del contesto e delle modalità con cui il governo locale ha condotto la valutazione dei rischi climatici a livello comunale.

    La metodologia applicata nello studio si basa su un più ampio framework[1] (figura 1a) elaborato dal CMCC nell’ambito del Peer Review Programme 2020-2022[2], programma finanziato dalla Commissione Europea (CE) – Direzione Generale European Civil Protection and Humanitarian Aid Operations (DG ECHO). Tale framework, che costituisce un quadro di riferimento esaustivo per condurre un’analisi della gestione del rischio da disastri nel suo complesso, presenta una sezione dedicata alla valutazione dei rischi (figura 1b), intesa come il processo intersettoriale di identificazione, analisi e valutazione dei rischi che insistono sul territorio e che costituisce la base per la definizione di strategie e di piani di riduzione del rischio da disastri e di resilienza.

    [1] Mysiak J, Casartelli V and Torresan S (2021). Revised Peer Review Assessment Framework. Peer review program of the disaster risk management across the countries of the Union Civil Protection Mechanism, 2021-2022

    [2] https://ec.europa.eu/echo/what-we-do/civil-protection/peer-review_en


    Fig.1a – aree di analisi presenti nel quadro di riferimento Peer review assessment framework (Mysiak J, 2021)


    Fig.1b – Sottosezioni di analisi relative all’area di analisi Risk assessment (Mysiak J, 2021)

    Sebbene la valutazione dei rischi considerata nel framework sia riferita a un’analisi di tipo tradizionale, e dunque finalizzata all’individuazione del livello di rischio attuale in riferimento ai diversi pericoli di origine naturale e antropica che insistono sul territorio, è possibile applicare la medesima struttura per condurre l’analisi della valutazione dei rischi in prospettiva climatica.

    L’analisi indaga molteplici aspetti inerenti il processo di valutazione, che vengono visualizzati in figura 1b come diversi spicchi che concorrono alla definizione della valutazione nel suo complesso, vale a dire: quadro normativo e procedurale di riferimento, identificazione dei rischi, analisi dei rischi, valutazione dei rischi, comunicazione dei rischi e capacità di condurre la valutazione dei rischi. Di seguito vengono brevemente sintetizzati i diversi aspetti considerati nell’ambito di ciascun componente.

    L’analisi del quadro normativo e procedurale di riferimento si focalizza sugli aspetti legislativi e istituzionali, indagando le modalità in cui il processo di valutazione dei rischi climatici viene governato e contestualizzato a livello locale. Inoltre, viene approfondito il coinvolgimento delle diverse istituzioni e dei portatori di interesse, distinguendo ruoli e responsabilità nel processo di valutazione dei rischi.

    L’identificazione dei rischi analizza la metodologia con cui sono stati individuati i pericoli rilevanti legati ai cambiamenti climatici e che, di conseguenza, sono oggetto di analisi in termini di localizzazione, quantificazione e valutazione dei potenziali impatti.

    L’analisi dei rischi approfondisce e descrive i metodi che sono stati applicati nell’esame, se possibile distinguendo tra qualitativi, semi-quantitativi – basati su matrice di rischio e indicatori, quantitativi – deterministici e probabilistici. In questo contesto si identificano le tipologie di impatti considerate, tipicamente salute umana, attività economiche, ambiente, impatti di natura socio-politica, e si indaga la modalità e la scala utilizzate per l’aggregazione e la presentazione dei risultati finali.

    La valutazione dei rischi identifica la metodologia applicata per valutare l’accettabilità o meno del livello di rischio ottenuto e la conseguente necessità di definizione, adozione e attuazione di misure di mitigazione e/o di adattamento.

    La comunicazione dei rischi descrive il processo di comunicazione e disseminazione dei risultati dell’intero processo di valutazione ai cittadini, alla società civile, ai decisori politici, alle diverse istituzioni e ai molteplici portatori di interesse. Vengono analizzate le modalità con cui gli scenari di rischio sono resi disponibili, la scala e le metriche utilizzate.

    La sezione inerente le capacità riguarda l’analisi delle risorse amministrative, tecniche e finanziarie disponibili presso l’amministrazione comunale per condurre e supportare la valutazione dei rischi climatici.

    Le informazioni raccolte e analizzate sono state sistematizzate in un documento descrittivo di sintesi, accompagnato da una serie di grafici ottenuti dall’applicazione di una scheda di valutazione. Al fine di sintetizzare i risultati dell’analisi, infatti, si è definito e applicato uno specifico metodo di caratterizzazione degli stessi, mutuando l’approccio utilizzato nella Disaster resilience scorecard for cities[1] nell’ambito della campagna Making Cities Resilient, a cura di UNDRR (United Nations Office for Disaster Risk Reduction).

    Nell’ambito di ciascuna delle sei sotto-sezioni precedentemente descritte sono stati definiti una serie di indici rappresentativi di aspetti chiave analizzati: inquadramento normativo; interistituzionalità e partecipazione di stakeholders; individuazione dei principali pericoli climatici; metodologia di analisi dei rischi climatici, valutazione dei rischi e prioritizzazione degli interventi, informazione e comunicazione al pubblico e disseminazione dei risultati. Per ogni indice è stato definito un criterio di valutazione/caratterizzazione assegnato sulla base delle informazioni presenti nella documentazione analizzata inerente la valutazione dei rischi a livello locale e, qualora possibile, di informazioni raccolte contattando direttamente personale del Comune coinvolto nel processo. I risultati ottenuti sono rappresentati in grafici a radar, che sintetizzano il posizionamento di ogni città relativamente a ciascun indice.

    Risultano, quindi, di immediata individuazione le buone pratiche già in essere e le aree di miglioramento in relazione agli aspetti chiave della valutazione dei rischi climatici a livello locale per ogni città analizzata. Inoltre, viene assicurata la comparabilità del posizionamento delle diverse città sulla base di una metrica comune.

    [1] https://www.unisdr.org/campaign/resilientcities/toolkit/article/disaster-resilience-scorecard-for-cities

Quadro normativo e procedurale di riferimento

Nel 2011 la città di Venezia ha aderito al Patto dei Sindaci, e conseguentemente redatto il PAES, il Piano di Azione per l’Energia Sostenibile, approvato nel 2012. Attraverso il PAES si dimostra lo sforzo della città, delle istituzioni, degli enti e della società a mitigare il cambiamento climatico, riducendo del 20% le emissioni di CO2 rispetto all’anno 2005. Sempre nel 2011, Venezia è stata riconosciuta come la città modello di resilienza nella campagna “Making Cities Resilient” promossa da UNDRR, per i suoi sistemi di allertamento e il sistema di Protezione Civile, identificati come strumenti fondamentali per la riduzione e la mitigazione del rischio di catastrofi.

Nel 2012 Venezia ha aderito a C40 Cities Climate Leadership Group come Innovator City, insieme a Milano e a Roma. Dal 2014 la città fa anche parte del sottogruppo C40 – Connecting Delta Cities, il cui scopo è sviluppare una rete di città situate alla foce di fiumi e attive nel campo della salvaguardia del clima e dell’ambiente nella gestione delle acque. Nel 2018 la città ha aderito al programma Deadline 2020, promosso da Rete C40 Cities, attraverso il quale Venezia si impegna nello sviluppo di alcune azioni che portino a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 e a diventare città più resiliente ai cambiamenti climatici. Il governo locale nel 2018 si è impegnato formalmente a redigere il Piano di Azione per il Clima e nel 2020 il Consiglio Comunale ha approvato l’adesione della città di Venezia al Patto dei Sindaci per il Clima e l’Energia, impegnandosi a redigere il Piano di Azione per l’Energia Sostenibile ed il Clima (PAESC) entro il 2022 con l’obiettivo di ridurre le emissioni del 40% entro il 2030, definire azioni per la mitigazione e l’adattamento, realizzare un inventario di base delle emissioni, ed effettuare una valutazione dei rischi che conseguono al cambiamento climatico[1]. I pilastri sui quali si basa il Piano sono: sviluppo di azioni di mitigazione che riducano le emissioni, con il supporto di SOGESCA srl; definizione di misure di adattamento, con il supporto di CO.RI.LA, il Consorzio per il coordinamento delle ricerche inerenti al sistema lagunare di Venezia[2]. Ai fini della redazione del Piano di Azione per il Clima è stato costituito un tavolo intersettoriale composto da uffici comunali che si occupano di pianificazione e di adattamento in diversi settori e da enti esterni quali la Protezione Civile, il Centro Maree e l’Unesco. La base utilizzata per la redazione del Piano è il documento “Venezia Clima Futuro” che, approvato con delibera di giunta il 24 gennaio 2014, delinea interventi di mitigazione e di adattamento in corso e programmati e viene considerato quale base per la stesura del piano di adattamento.

Inoltre, la valutazione dei rischi che sarà inserita nel PAESC, conterrà i risultati di diversi progetti europei in fase di svolgimento che interessano la città di Venezia (tra cui SAVEMEDCOASTS 2, ADRIACLIM e HYPERION) e di un recente studio  dell’Università IUAV di Venezia in collaborazione con il Comune e la Città Metropolitana di Venezia inerente la prima valutazione dei rischi dell’area metropolitana di Venezia e, in particolare, dell’area urbana di Mestre finanziato dal progetto SECAP (Supporting energy and climate adaptation policies) della Commissione Europea nell’ambito del programma Interreg Italy-Slovenia. Questo studio risponde ai requisiti del Green New Deal a livello europeo e alle esigenze del Comune nella redazione del piano di adattamento. Un altro importante contributo per la valutazione del rischio climatico della città di Venezia e la redazione del suo Piano di Adattamento è rappresentato dal Progetto Triennale di Ricerca Venezia 2021[3]: iniziato nel 2018 e coordinato da CO.RI.LA, coinvolge la IUAV, l’Università Ca’ Foscari, l‘Università di Padova e il Consiglio Nazionale delle Ricerche e Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale. Uno degli obiettivi principali di Venezia 2021 è proprio sviluppare scenari di cambiamento climatico per Venezia e la sua laguna: stimare gli impatti, vulnerabilità e rischi climatici e definire, in collaborazione con il Comune di Venezia, un piano di adattamento relativo all’area lagunare e alla prima fascia di territorio della Città Metropolitana di Venezia.

[1] https://www.comune.venezia.it/it/content/patto-dei-sindaci-un-impegno-lenergia-sostenibile

[2] https://www.comune.venezia.it/it/content/piano-clima-citt-venezia

[3]  http://venezia2021.corila.it/tematiche/tematica-5/

Identificazione dei rischi

Il PAES e il rapporto Venezia Clima Futuro individuano quali principali rischi a cui la città di Venezia è soggetta eventi di alta marea (acqua alta), ondate di calore e allagamenti urbani dovuti a piogge intense.

Nel rapporto Venezia Clima Futuro viene condotta un’analisi qualitativa di eventi passati di acqua alta eccezionale e di dati climatici osservati di temperatura[1] e precipitazione[2] fino al 2012. Tale documento fa riferimento alle proiezioni globali di temperatura degli scenari IPCC e sottolinea, in particolar modo, la necessità di intervenire per ridurre gli effetti dei cambiamenti climatici.

Nel novembre del 2019 Venezia ha sperimentato la seconda acqua alta eccezionale dopo quella del 1966, fenomeno collegato ai cambiamenti climatici e all’innalzamento delle maree e del livello medio del mare a Venezia, innalzatosi di circa 30 cm dal 1890 al 2012. Questo fenomeno, che si verifica una quarantina di giorni l’anno concentrati principalmente nei mesi autunnali, è dovuto a tre fattori principali: il vento di Scirocco, l’attrazione lunare e il fenomeno della sessa (movimento periodico delle acque dell’Adriatico).

Un’altra causa è la subsidenza della laguna di Venezia, che nell’ultimo secolo ha provocato la perdita altimetrica di Venezia di circa 26 cm rispetto al mare e che aumenta l’impatto negativo dell’acqua alta creando disagi alla popolazione e ingenti danni a monumenti, infrastrutture, beni, trasporti, servizi di raccolta rifiuti, attività commerciali, ecosistema, e aumentando l’erosione costiera.

[1] Stazione meteorologica di Venezia. Riporta dati di ARPAV – Centro Meteo Teolo

[2] Archivio climatico ENEA DBT

Analisi dei rischi

L’analisi dei rischi climatici sarà completata come parte della valutazione dei rischi e delle vulnerabilità nell’ambito della redazione del PAESC e del Piano di Azione per il Clima. Questa attività coinvolge tecnici di diversi settori del Comune e il mondo della ricerca scientifica, e si basa sullo studio dell’Università IUAV di Venezia e sui risultati di progetti europei quali SAVEMEDCOAST 2, ADRIACLIM e HYPERION. Più in dettaglio: la ricerca che la IUAV ha portato a termine in collaborazione con il Comune analizza i rischi di ondate di calore e di inondazioni utilizzando metodologie multiple per il calcolo dei vari fattori di rischio quali pericolo, vulnerabilità, impatto ed esposizione; SAVEMEDCOAST 2 effettua la valutazione del rischio di catastrofi climatiche causate dagli effetti combinati dell’innalzamento del livello del mare e dell’abbassamento del suolo, utilizzando modelli climatici dettagliati e aggiornati ed elaborando scenari di allagamento fino al 2100; ADRIACLIM stima la probabilità di futuri pericoli climatici e il loro impatto potenziale; il progetto HYPERION determina la resilienza del patrimonio culturale della città di Venezia a potenziali rischi naturali e antropici. Il quadro dell’analisi del rischio climatico per Venezia e la sua laguna verrà completato anche grazie alle ricerche in corso nel progetto Venezia 2021[1], nell’ambito del quale si sta applicando una metodologia avanzata di analisi multi-rischio basata su metodi di machine learning. Tale approccio permette di analizzare molteplici fattori di pericolosità, esposizione e vulnerabilità e di studiare le loro interazioni ai fini della stima degli impatti sul territorio terrestre, costiero e lagunare della città Metropolitana di Venezia dovuti a diverse tipologie di fenomeni, tra cui mareggiate estreme, innalzamento del livello del mare, allagamenti urbani legati ad eventi di precipitazione intense e variazioni della qualità dell’acqua. Nell’ambito del progetto ADRIACLIM, di cui il Comune di Venezia è partner, verrà sviluppato un modello di previsione di mareggiate e alluvioni ad alta risoluzione per le coste del mare Adriatico settentrionale, che tiene conto del trasporto di sedimenti, dell’erosione costiera e delle onde. Utilizzando tale modello sarà possibile simulare scenari futuri e valutare l’impatto ad essi associato al fine di una miglior comprensione del livello di rischio che insisterà sul territorio a causa anche dei cambiamenti climatici. Sempre in relazione agli impatti, il progetto HYPERION (2019-2022) mira allo sviluppo di nuove tecnologie utili a monitorare e valutare in tempo reale l’impatto delle condizioni climatiche e degli eventi atmosferici eccezionali su monumenti storici.

La ricerca IUAV stima il rischio di ondate di calore ed allagamenti attraverso la sovrapposizione in ambiente GIS dei valori di pericolosità, esposizione e vulnerabilità.

Per il calcolo del grado di vulnerabilità alle ondate di calore, lo studio utilizza immagini satellitari fornite da ARPA Veneto (ARPAV), e considera l’incidenza della vegetazione, del suolo, e livelli di stress idrico per descrivere la qualità morfologica di un territorio. Per il calcolo del pericolo sono stati estratti i dati di temperatura superficiale e i dati termici locali tramite l’analisi di immagini satellitari Landsat 8. I dati utilizzati sono riferiti al giorno del 9 agosto 2015, data in cui si è verificata un’ondata di calore con temperature quattro volte maggiori alla media stagionale, e alla giornata del 11 giugno 2017, in cui si sono verificate temperature alte ma in linea con la tendenza stagionale, definendo così una soglia di stress termico. Questo parametro permette di costruire scenari di pericolo diversi e quindi, una volta combinato alla vulnerabilità, anche di calcolare le condizioni di vulnerabilità rispetto a effetti potenziali dell’alterazione termica. Sono così identificate tre classi (bassa, media ed alta) di vulnerabilità territoriale che vengono rappresentate in una mappa di vulnerabilità. Dai risultati si evince che i livelli di vulnerabilità sono particolarmente suscettibili a variazioni di temperatura superficiale e che i livelli più alti si presentano in aree urbane industriali e commerciali e con presenza di infrastrutture.

Per il calcolo dell’esposizione si è utilizzato un algoritmo applicato all’Application Programming Interface (API) di Google Maps e Google Places, che permette la geolocalizzazione dei Punti di Interesse classificati in 15 categorie, tra cui commercio, salute e servizi, trasporti pubblici, istruzione, così da definire una correlazione dell’esposizione a diverse funzioni urbane in ambiente GIS.

Il rischio ad ondate di calore, infine, definito come il prodotto di vulnerabilità, pericolo ed esposizione, è stato calcolato considerando lo scenario di pericolosità peggiore.

Lo studio degli effetti degli eventi idrologici intensi si basa sulla correlazione spaziale tra modelli di uso del suolo, orografia e morfologia del territorio rilevati dai dati Sentinel 2 e dal database della Regione del Veneto, raccolti in un Atlas delle Superfici. Inoltre, sono calcolati i coefficienti di run-off (deflusso superficiale) in base alla geomorfologia e uso del suolo. Il fattore pericolosità viene stimato attraverso diversi scenari di precipitazione, vale a dire: 150mm/h di precipitazione critica con tempo di ritorno di 200 anni, per un periodo di 24 ore; 50mm/h di precipitazione con tempo di ritorno di 5 anni, per 12-24 ore. Per calcolare la vulnerabilità, si è sviluppato un modello idrologico che integra gli scenari con i fattori geomorfologici e i valori di run-off. Paragonando i valori di runoff per i due diversi scenari di precipitazione, è evidente che le aree industriali, commerciali e aree di infrastruttura intensiva sono più suscettibili all’aumento di volume di precipitazione.

Il calcolo dell’esposizione e del rischio sono stati condotti in maniera analoga a quanto fatto per le ondate di calore, vale a dire rispettivamente utilizzando l’Application Programming Interface (API) di Google Maps e Google Places ai fini della  geolocalizzazione dei Punti di Interesse e considerando  lo scenario di pericolosità peggiore.

Le analisi e le mappe di vulnerabilità sono riportate per l’intera area del Comune di Venezia, mentre l’analisi statistico-spaziale del fattore rischio è completata solo per l’area urbana di Mestre dove il territorio viene classificato su cinque livelli di rischio. In tale area è stata condotta anche un’analisi multi-rischio combinando i risultati delle analisi relative ad allagamenti e a ondate di calore e identificando il numero di attività esposte agli impatti di entrambi i fenomeni, evidenziando che il 59% sono asset commerciali, il 47% strutture ricettive e il 42% di salute.

Alluvioni fluviali e costiere.
La città di Venezia ricade in un’Area a Potenziale a Rischio Significativo (APSFR) del Distretto Idrografico delle Alpi Orientali e, più precisamente, è situata nel bacino idrografico scolante della laguna di Venezia, già bacino regionale ai sensi della legge 183/1989. Alla fine del 2020 l’Autorità di Bacino delle Alpi Orientali ha concluso le attività inerenti l’aggiornamento delle mappe di pericolosità e di rischio di alluvione di cui all’art. 6 della Dir. Alluvioni e il reporting alla CE. I cambiamenti climatici sono stati esaminati in sede di aggiornamento delle mappe considerando le analisi condotte nell’ambito del progetto life TRUST, che hanno permesso di caratterizzare i cambiamenti climatici e le possibili alterazioni del ciclo idrogeologico che potranno interessare il distretto idrografico delle Alpi Orientali nel corso del XXI secolo.

[1] http://www.corila.it/it/Venezia2021

Valutazione dei rischi

Sulla base dell’analisi del rischio elaborata dai progetti europei SAVEMEDCOASTS 2, ADRIACLIM, e la specifica collaborazione con IUAV e CORILA in sinergia con il progetto Venezia 2021, il Comune di Venezia produrrà il proprio Piano di Adattamento Climatico, il cui processo di redazione è iniziato nel 2019.

Il Piano, che risponde agli impegni del Comune di Venezia rispetto al programma Deadline 2020 della rete C40 e al Patto Globale dei Sindaci per il Clima e l’Energia, includerà azioni di mitigazione e adattamento quali la gestione del territorio, la mobilità urbana e l’efficientamento energetico in funzione dello studio dei rischi. Inoltre, il progetto ADRIACLIM intende sviluppare un modello di previsione per valutare il livello di accettabilità del rischio in riferimento a eventi estremi come inondazioni e mareggiate: utilizzando tale strumento il Comune di Venezia potrà pianificare e sviluppare delle misure di adattamento in relazione al superamento della soglia di rischio accettabile.

La valutazione degli impatti delle condizioni climatiche sui monumenti storici, portata a termine dal progetto HYPERION, contribuisce a informare le priorità nella progettazione di interventi di restauro e di conservazione nel Comune di Venezia. La valutazione del rischio climatico, inoltre, potrà avvalersi dei risultati del progetto di grande rilevanza Italia-Stati Uniti BRIDGE nell’ambito del quale, insieme ai portatori di interesse e ai decisori locali, sono stati analizzati diversi scenari di cambiamento climatico (tempeste, alluvioni da piogge intense, fenomeni di siccità e ondate di calore) per valutare e priorizzare le misure di adattamento da intraprendere per aumentare la resilienza di Venezia in un contesto multi-pericolo.

Inoltre, risultati dello studio di IUAV sui rischi climatici e sulle vulnerabilità sono pubblicati su un Atlante dei rischi climatici, che evidenzia le aree vulnerabili all’interno dell’ambiente urbano e che costituisce un sistema di supporto alle decisioni di tipo spaziale, Spatial Decision Support System (SDSS). L’atlante supporta l’identificazione delle aree meno resilienti andando a valutare le priorità di intervento e può essere utilizzato sia sull’area metropolitana di Venezia che a scala comunale. Infine, l’analisi multi-rischio permette di individuare gli asset prioritari nell’implementazione di misure di adattamento, favorendo così il coordinamento strategico di diversi decisori politici.

Comunicazione dei rischi

Il Documento Unico di Programmazione (2020), che include le informazioni relative all’adattamento climatico e mira alla promozione del modello di città resiliente, incentiva attività di sensibilizzazione della cittadinanza, anche in ambiente scolastico. Inoltre, il sito web istituzionale del Comune di Venezia viene costantemente aggiornato sulle attività e le collaborazioni in tema di cambiamenti climatici. Il Piano di Adattamento, una volta finalizzato, sarà accessibile al pubblico sul sito istituzionale e comprenderà la valutazione dei rischi climatici.

Il Comune contribuisce alle attività di disseminazione e divulgazione dei contenuti dei progetti europei, quali SAVEMEDCOAST 2 e ADRIACLIM. Nell’ambito del progetto SAVEMEDCOAST 2 il Comune supporta la campagna KnowRiskFlood: campagna di comunicazione mirata a studenti, residenti e frequentatori della città e focalizzata sull’informazione e la sensibilizzazione del rischio di inondazione e sulla sua gestione tramite incontri pubblici, pubblicazioni di informazioni multicanale, questionari e attività nelle scuole.

La collaborazione con le scuole è promossa anche dal progetto ADRIACLIM, nell’ambito del quale il Comune di Venezia svilupperà un piano educativo rivolto agli studenti delle scuole elementari e superiori per diffondere informazioni, consapevolezza sui rischi connessi ai cambiamenti climatici e buone pratiche comportamentali. La partecipazione dei portatori di interessi (stakeholders) locali viene realizzata attraverso interviste, questionari e workshop in diversi progetti (ad esempio SAVEMEDCOAST 2 e BRIDGE) con l’obiettivo di coinvolgere esperti e stakeholders nell’identificazione dei rischi e nella priorizzazione delle misure di gestione del rischio per la città e la sua laguna.

Capacità di valutazione dei rischi

Il Comune di Venezia ha stretto collaborazioni con università e centri di ricerca presenti sul territorio per essere supportato nel condurre le analisi inerenti la valutazione dei rischi climatici, i cui risultati confluiranno nel Piano di Adattamento.

Pur non avendo una valutazione dei rischi completa su tutto il territorio comunale né un Piano Climatico Locale, Venezia dispone di un recente studio del rischio per la zona urbana di Mestre e di un documento di base per la pianificazione del Piano di Adattamento, il documento Venezia Clima pubblicato nel 2014.

Attraverso la partecipazione a progetti europei, il Comune sta sviluppando le proprie capacità tecniche e amministrative che supporteranno la redazione della valutazione dei rischi e dei piani di adattamento e resilienza nel prossimo futuro.

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Posizionamento della città di Venezia in riferimento agli indici rappresentativi delle sezioni analizzate nel presente studio

Venezia e la sua VALUTAZIONE DEL RISCHIO da cambiamenti climatici

Veronica Casartelli(*), Letizia Monteleone(*), Jaroslav Mysiak(*), Elisa Lamesso

Tutti gli autori  sono afferenti o affiliati alla Fondazione CMCC – Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici eventuali ulteriori afferenze sono indicate insieme ai nomi degli autori
(*) Università Ca’ Foscari Venezia

Venezia e i suoi STRUMENTI DI ADATTAMENTO ai cambiamenti climatici

Cosa c'è in questa sezione

Qui di seguito si presenta un documento che contiene la descrizione del metodo e dei risultati relativi alla valutazione di alcuni strumenti (strategie, piani, programmi, progetti) delle sei città campione (Bologna, Milano, Napoli, Roma, Torino e Venezia), i quali possono avere un ruolo – esplicito o implicito – nel fronteggiare i rischi climatici. La ricerca è stata svolta tra febbraio e giugno 2021, col supporto di dirigenti e/o responsabili di diversi settori dei comuni considerati.

Il metodo si basa sull’applicazione di quattro criteri per l’analisi di strategie, piani, programmi, progetti, al fine di verificarne i contenuti rispetto al tema dell’adattamento ai cambiamenti climatici. I criteri derivano principalmente da analisi e sintesi della letteratura scientifica e poggiano in parte sui contenuti della Strategia europea (European Commission, 2013) e nazionale (MEPLS, 2015) di adattamento ai cambiamenti climatici (Tabella 1). I quattro criteri consentono potenzialmente di applicare il metodo a diverse scale e in diversi contesti territoriali (Ledda et al., 2021).

Per ciascuna città sono state prodotte delle schede infografiche di sintesi dei principali strumenti di cui la città dispone per fronteggiare i rischi climatici. Per ogni strumento sono indicati il riferimento temporale, i principali rischi climatici a cui lo strumento risponde e gli obiettivi di adattamento. Infine sono riassunte le principali azioni di adattamento su cui la città sta investendo/intende investire maggiormente, seguendo la seguente classificazione in categorie di azioni proposta dall’IPCC.

Venezia e i suoi STRUMENTI DI ADATTAMENTO ai cambiamenti climatici

Antonio Ledda(*), Vittorio Serra(*), Maria Grazia Gavina Ruiu(*), Valentina Bacciu(**), Serena Marras(*), Valentina Mereu

Tutti gli autori  sono afferenti o affiliati alla Fondazione CMCC – Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici eventuali ulteriori afferenze sono indicate insieme ai nomi degli autori
(*) Università di Sassari, (**) CNR-Istituto per la BioEconomia

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VENEZIA IN SINTESI

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