Gli effetti economici e sociali dei cambiamenti climatici a livello locale giocano un ruolo determinante per il settore turistico, dove chi viaggia spesso basa le proprie scelte di destinazione su fattori come il clima. Un nuovo studio del CMCC rileva che, in assenza di politiche climatiche, il settore turistico italiano sarà fortemente impattato dai cambiamenti climatici, con città come Roma che potrebbero perdere centinaia di milioni di euro all’anno entro il 2050.
Il settore turistico rappresenta una fonte di sostentamento per tante comunità, è un motore di entrate fiscali e un mezzo per connettere realtà locali a quelle internazionali. In Italia il turismo ha un impatto sempre più rilevante sull’economia nazionale, rappresentando fino al 13% del PIL, e generando il 25% dei nuovi posti di lavoro e un aumento del 15% nei pernottamenti nelle città italiane nel 2023.
Tuttavia, il turismo è fortemente influenzato dai fattori climatici. Un nuovo studio del CMCC mostra come il turismo nelle città italiane potrebbe rispondere ai diversi scenari di cambiamento climatico, esaminando la relazione tra l’offerta turistica a livello municipale e la qualità climatica, rappresentata dal “Holiday Climate Index” di Copernicus, un indicatore della qualità climatica per le attività turistiche.
Lo studio valuta l’offerta turistica a livello municipale in Italia, in termini di numero di letti per chilometro quadrato, in tre scenari di riscaldamento differenti (Representative Concentration Pathway 2.6, 4.5 e 8.5) per il 2050, rivelando che aree come la Laguna Veneta, Milano e la Sardegna subiranno perdite sistematiche anche quando si considerano scenari ottimistici come l’RCP2.6.
“Nello studio abbiamo riscontrato che, in base alla località, anche solo un punto percentuale di perdita nella qualità dovuta al cambiamento climatico può portare a un adattamento forzato dell’offerta,” afferma Matteo Mazzarano, autore principale dello studio e ricercatore CMCC. “A Roma, questo porterebbe a una perdita di centinaia di milioni di euro all’anno nel 2050.”
Lo studio mette in evidenza come il cambiamento climatico sia una fonte di rischio sistemico per il settore turistico e rivela anche come situazioni di disuguaglianza, come il divario Nord-Sud in Italia, potrebbero essere aggravate, poiché le località settentrionali risultano, in media, relativamente meno danneggiate in termini di offerta turistica rispetto a quelle meridionali. Tuttavia, ci sono eccezioni notevoli a questa tendenza: le pianure del Po potrebbero essere gravemente colpite in caso di un ritardo negli sforzi di riduzione globale (RCP4.5), mentre la costa occidentale della Calabria potrebbe beneficiare di un eventuale aumento delle temperature.
“Il nostro modello mostra che le aree che potrebbero ottenere anche solo un lieve miglioramento dalle anomalie climatiche sono poche,” afferma Mazzarano, sottolineando inoltre che, anche se alcune aree dovessero trarre piccoli benefici dai cambiamenti climatici, questi non compenserebbero le altre perdite legate al clima e i loro impatti sull’economia italiana.
“Questo studio fa parte di un progetto più ampio in cui esaminiamo le implicazioni economiche e sociali del cambiamento climatico a livello locale, così da creare scenari utili per i decisori politici che, tra le altre cose, si affidano al turismo come fonte di entrate fiscali,” dice Mazzarano.
Infatti, il modello econometrico dettagliato usato dai ricercatori ha il potenziale per essere riprodotto nell’analisi di altre aree, a livello europeo o globale, poiché l’approccio implementa efficacemente sia caratteristiche geografiche che la vicinanza alle infrastrutture nell’analisi di ciascun comune.
Ulteriori informazioni
Mazzarano, M., Galluccio, G., & Borghesi, S. (2024). Italian urban tourism predictions using the Holiday Climate Index. Tourism Economics, 0(0). https://doi.org/10.1177/13548166241277858