Il suono del Pacifico

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di Antonio Navarra e Laura Panzera

Nel 1932 e nel 1937 Sir Gilber Walker e il suo collega E. Bliss scrissero due paper che avrebbero avuto ampie ripercussioni sulla storia della meteorologia. Al tempo della loro stesura, era diffuso l’uso di studiare le relazioni esistenti tra vari luoghi di interesse meteorologico attraverso semplici correlazioni. È infatti significativo che ci sia una nota nell’articolo del 1932 che riporta una citazione del “Manual of Meteorology” di Sir Napier Shaw: “L’impressione generale che deriviamo dalla voluminosa letteratura di correlazione è stupefacente”. Un commento che è probabilmente valido tuttora.

Ma Walker e Bliss volevano estendere l’analisi oltre la correlazione bilaterale e cercarono quindi di tenere conto di diversi luoghi che, insieme, avrebbero potuto indicare un modello sistematico di variazione nell’atmosfera. Decisero quindi di definire degli “indici”, ovvero delle combinazioni di parametri che avrebbero potuto massimizzare l’espressione di un tale modello. Avevano intuito che il mondo era coperto da un lungo treno di oscillazioni che aveva più centri e che quindi richiedeva diversi parametri per essere descritto.

Esaminarono diversi bacini oceanici e crearono indici per il settore Atlantico, l’Oscillazione Nord Atlantica, il Nord del Pacifico e il Sud del Pacifico. I risultati furono contrastanti, ma nel Sud del Pacifico li sorpresero. Il loro indice originale era composto da: (Santiago pressure + Honolulu pressure + India Rain + Nile Flood + 0.7 Manila pressure) – (Batavia pressure + Cairo pressure + Madrid temperature + 0.7 Darwin pressure + 0.7 Chile rain). Successivamente, si scoprì che tutti quei parametri non erano necessari e che l’essenza dell’oscillazione era stata effettivamente catturata da una semplice differenza di pressione tra Tahiti e Darwin.

La Fig.1 mostra il moderno calcolo di questi indici per l’intero periodo per il quale disponiamo di dati. Come conviene, si basa su dati di pressione superficiale, un tipo di osservazione per il quale abbiamo i record più lunghi.

Figura 1: L’Indice di Oscillazione Meridionale dal 1950 al 2018

 

Le fasi negative corrispondono ai periodi di riscaldamento del Pacifico equatoriale, come nel caso del 1982-83, 1997-98 e così via, e fanno parte di un grande fenomeno oscillatorio chiamato ENSO – El Nino / Southern Oscillation (Oscillazione Meridionale) che ha rivelato la sua natura accoppiata che collega la variabilità oceanica e quella atmosferica su scale interannuali. L’atmosfera e l’oceano, nel Pacifico, si abbracciano in una danza vorticosa che dura da molto tempo e continuerà per molto tempo.

Ma se atmosfera e oceano stanno danzando, dov’è la musica? È affascinante esplorare il Suono del Pacifico sfruttando la corrispondenza tra la forma d’onda dell’indice di Oscillazione Meridionale e l’oscillazione acustica, interpretando le serie temporali dell’indice come un suono. Qui puoi ascoltare il Suono del Pacifico.

 

Photo by Pierre Leverrier on Unsplash

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