Una nuova interpretazione del concetto di disuguaglianza – nel senso di ineguale distribuzione delle risorse tra le persone, nelle diverse dimensioni di tempo, spazio, “stati del mondo” o futuri possibili – e un nuovo modo di misurare il welfare, in uno studio appena pubblicato dalla rivista, Journal of Economic Surveys, con il contributo di RFF-CMCC European Institute of the Economics and the Environment.
L’equità (o la sua controparte, l’ineguaglianza) riveste un ruolo chiave nella valutazione delle diverse dimensioni del welfare sociale. Ma come possiamo prendere in esame e confrontare le sue diverse dimensioni? Tradizionalmente, infatti, si valuta e si confronta il welfare tra persone diverse – sia all’interno dei confini nazionali, che in Paesi diversi -, ma anche nel tempo, quando consideriamo la distribuzione delle risorse nel corso del tempo e le diverse questioni relative, come tenore dei consumi/livelli di risparmio, distribuzione intergenerazionale o uso nelle diverse epoche delle risorse naturali. C’è infine anche una terza dimensione, quella dei cosiddetti futuri mondi possibili o “states of the world”, che tiene conto dell’incertezza che influisce sulla realizzazione di diverse variabili casuali.
Mentre la ricerca economica ha tradizionalmente considerato queste tre dimensioni degli individui, del tempo e degli stati del mondo separatamente, è sempre più chiaro che le diverse possibili dimensioni della “diseguaglianza” (cioè l’ineguale distribuzione delle risorse in una specifica dimensione) siano potenzialmente strettamente intrecciate: la diseguaglianza tra individui di una stessa epoca potrebbe essere correlata alla diseguaglianza intergenerazionale, mentre l’incertezza potrebbe incidere in maniera diversa sui diversi individui. Concentrarsi quindi su un solo aspetto della disuguaglianza sociale può portare al rischio di trascurare effetti di interazione potenzialmente importanti.
Un nuovo studio appena pubblicato sulla rivista Journal of Economic Surveys rivisita il concetto di disuguaglianza – nel senso di iniqua distribuzione – tra individui, nel tempo e nei futuri mondi possibili, utilizzando un quadro unificato che generalizza l’approccio standard normalmente utilizzato per aggregare le diverse dimensioni del welfare sociale. Lo studio (fra gli autori Johannes Emmerling, ricercatore senior e capo dell’unità Integrated Assessment Modeling di RFF-CMCC European Institute of the Economics and the Environment), propone una misura generale del welfare come “equivalenti di equità” e di corrispondenti indici di disuguaglianza.
Questa cornice generale ha permesso ai ricercatori di mettere insieme concetti che nelle precedenti ricerche erano sempre stati studiati separatamente.
“La diseguale distribuzione dei consumi o dei livelli di reddito”, spiega Johannes Emmerling, “si verifica in diverse dimensioni: a livello ‘spaziale’ o tra gli individui di uno stesso Paese o di Paesi e regioni diverse; ‘temporale’ o tra le diverse generazioni, o tra diversi ‘stati del mondo’, ovvero tra i diversi, possibili, incerti, mondi nei quali potremmo ritrovarci a vivere in futuro. L’aggregazione e il confronto tra individui in queste dimensioni è cruciale per lo studio di problemi con conseguenze globali, incerte e di lungo periodo, come i cambiamenti climatici. Il nostro studio mostra come anche la disuguaglianza in queste dimensioni possa essere analizzata con lo stesso approccio analitico. Inoltre, se consentiamo di avere preferenze diverse nei confronti delle disuguaglianze, vediamo come le persone abbiano diverse attitudini nei confronti della disuguaglianza nelle diverse dimensioni, e di come l’ordine di aggregazione tra loro influisca nella valutazione delle politiche economiche e ambientali.”
Lo studio evidenzia quindi che le persone tendono a valutare in maniera diversa la disuguaglianza nelle diverse dimensioni: tendono a essere per esempio molto preoccupate per quanto riguarda il futuro (per cui hanno una forte preferenza nel volere dare qualcosa alle future generazioni), mentre si curano meno delle disuguaglianze del proprio tempo (per esempio, il fatto che persone in città o Paesi diversi abbiano diverse possibilità di consumo o diversi livello di reddito). Inoltre, le persone tendono a essere più preoccupate e ad avere un più alto grado di avversione alla disuguaglianza in termini di incertezza.
Il cambiamento climatico è il classico esempio in grado combinare insieme le tre dimensioni degli individui, del tempo e dei diversi stati: in questo contesto sono state spesso sollevate questioni relative alla disuguaglianza tra generazioni, alla nozione di disuguaglianza e di giustizia distributiva, e al ruolo dell’incertezza, unitamente al principio di precauzione. La caratteristica comune di questi concetti apparentemente non correlati è che le perdite e i benefici di determinate politiche hanno bisogno di essere confrontati secondo dimensioni diverse. “Non è banale”, aggiunge J. Emmerling, “come tener conto della disuguaglianza nello studio dei cambiamenti climatici, ma il nostro studio mette in luce l’importanza della disuguaglianza per una valutazione delle politiche climatiche di lungo termine.”
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La versione integrale dell’articolo di Journal of Economic Surveys:
Loic Berger and Johannes Emmerling (2020) Welfare as equity equivalents, Journal of Economic Surveys, https://doi.org/10.1111/joes.12368