Il costo delle ondate di calore in Europa

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Le perdite economiche delle ondate di calore in Europa potrebbero aumentare di quasi cinque volte entro il 2060, e le aree più colpite, con una chiara dinamica nord-sud, sarebbero quelle che già adesso sperimentano le perdite più ingenti. Uno studio pubblicato sulla rivista Nature Communications e realizzato con il contributo della Fondazione CMCC getta luce sui danni complessivi causati da ondate di calore e temperature estreme.

Le ondate di calore possono compromettere le capacità lavorative delle persone, riducendone sensibilmente la produttività, con ripercussione negative per l’intera economia. Alla luce del crescente aumento delle temperature, quantificare con precisione gli impatti economici delle ondate di calore diventa essenziale per contrastarne in maniera tempestiva gli effetti, e per progettare adeguate strategie di adattamento e politiche per la salute sui luoghi di lavoro.
Un nuovo studio realizzato con il contributo della Fondazione CMCC e appena pubblicato sulla rivista Nature Communications, analizza l’impatto economico in Europa delle ondate di calore, utilizzando una maggiore risoluzione spaziale, temporale e settoriale rispetto ai precedenti studi.

I risultati dello studio evidenziano chiaramente come, in assenza di adeguate politiche di adattamento, le perdite economiche delle ondate di calore in Europa potrebbero aumentare di quasi cinque volte entro il 2060, e i Paesi e le regioni più colpiti sarebbero quelli che già adesso sperimentano le perdite più ingenti.

Il periodo di tempo preso in esame dallo studio è molto esteso (1981-2065), e include sia eventi storici che proiezioni future.
Per un’analisi degli impatti attuali, gli autori si sono concentrati sulle ondate di calore verificatesi in quattro anni della storia recente anormalmente caldi (2003, 2010, 2015 e 2018), identificando i danni economici che possono essere attribuiti alle ondate di calore. Il quadro che emerge mette in luce come queste perdite oscillino tra lo 0.3% e lo 0.5% del PIL Europeo, equivalenti a una volta e mezzo-due volte e mezzo quelle medie nel periodo 1981-2010.

“Con il nostro studio”, racconta Gabriele Standardi, ricercatore della Fondazione CMCC e RFF-CMCC European Institute on Economics and the Environment (EIEE) e fra gli autori dell’articolo, “abbiamo cercato di identificare le regioni europee più vulnerabili, dove la vulnerabilità è data dalla combinazione di esposizione alle alte temperature e importanza delle attività economiche outdoor in quella data regione. I risultati mettono in luce una chiara dinamica Nord-Sud sia per gli eventi passati che per quelli attesi nel futuro, con le regioni del Sud Europa che perdono di più. In futuro anche le regioni del Nord Europa cominceranno a risentire del peso economico delle ondate di calore. Già l’ondata di calore del 2018 (l’ultima che abbiamo analizzato temporalmente) aveva interessato anche le regioni del Nord. Alcune regioni dei paesi europei meridionali già oggi perdono più dell’1% del loro PIL (Spagna, Portogallo, Cipro, Grecia), e alcune fino al 2% (Croazia).”

Per quanto riguarda le proiezioni future, i modelli utilizzati nello studio ci dicono che per effetto dei cambiamenti climatici i costi medi delle ondate di calore in Europa passeranno dallo 0,21% del PIL del periodo 1981-2010, allo 0,77% nel periodo 2035-2045, e a oltre l’1% nel periodo 2055-2064. Portogallo, Cipro e Croazia aumenteranno le loro perdite raggiungendo il 2% entro il 2040 e il 3% entro il 2060.
Anche in l’Italia la situazione non è migliore. Se nel corso dell’eccezionale ondata di calore del 2003 alcune regioni (Sicilia, Sardegna, Puglia e Veneto) avevano già sperimentato perdite superiori all’1% del PIL regionale, le perdite attese complessivamente per l’Italia al 2060 potrebbero essere superiori al 2% del PIL: in grandi regioni del Sud ma anche del Nord come Sicilia e Lombardia queste perdite potrebbero essere intorno al 3% entro il 2060; in Toscana addirittura superiori al 4%.

“I nostri risultati”, conclude Gabriele Standardi, “suggeriscono che gli impatti delle ondate di calore sulla produttività siano maggiori nei settori e nelle attività all’aperto. Tuttavia, queste perdite possono propagarsi all’intera economia; per esempio, quei settori dipendenti dai prodotti agricoli, come l’industria manifatturiera, il turismo e i servizi legati ai viaggi, appaiono ugualmente interessati da questi impatti. Invece, il commercio tra regioni potrebbe mitigare questi effetti negativi.”

David García-León (Joint Research Center, European Commission) è il primo autore dello studio. Gli altri autori dello studio sono i ricercatori Gabriele Standardi (CMCC e RFF-CMCC European Institute on Economics and the Environment – EIEE), Ana Casanueva (MeteoSwiss, e University of Cantabria), Annkatrin Burgstall (MeteoSwiss), Andreas D. Flouris (University of Thessaly) and Lars Nybo (University of Copenhagen).

Leggi la versione integrale dell’articolo:
García-León, D., Casanueva, A., Standardi, G. et al. Current and projected regional economic impacts of heatwaves in Europe. Nat Commun 12, 5807 (2021). https://doi.org/10.1038/s41467-021-26050-z

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