Accesso all’aria condizionata: un nuovo indicatore di disuguaglianza

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I consumi energetici in crescita per il raffrescamento aumentano la povertà energetica e le disuguaglianze tra Paesi e al loro interno. L’intervista a Enrica De Cian, research scientist al CMCC e professoressa all’Università Ca’ Foscari Venezia, sul quotidiano francese Le Monde. 

Una famiglia è considerata in condizioni di povertà energetica se la spesa energetica per il riscaldamento e il raffrescamento supera il 10% del proprio reddito o della propria spesa totale. Finora questo termine si riferiva alle famiglie che non potevano permettersi un riscaldamento adeguato in inverno, ma il consumo di aria condizionata dovuto alle alte temperature estive sta spingendo un numero sempre maggiore di persone in questa situazione.

Enrica De Cian, professoressa di Economia all’Università Ca’ Foscari Venezia e research scientist al CMCC, spiega in un’intervista sul quotidiano francese Le Monde in che termini l’accesso all’aria condizionata sia un indicatore di disuguaglianza.

“L’impatto dell’aria condizionata sulle bollette è notevole e tende a rafforzare le disuguaglianze tra chi può permettersi di usarla e mantenerla e chi no. Con il mio team di ricerca ho studiato otto Paesi sviluppati con climi diversi: Australia, Canada, Francia, Giappone, Paesi Bassi, Spagna, Svezia e Svizzera. Un nostro studio [pubblicato nell’agosto 2020 sulla rivista Economic Modelling] rivela che i nuclei familiari che possiedono l’aria condizionata spendono ogni anno tra il 35% e il 42% in più per l’elettricità rispetto a quelli che non la utilizzano. In un altro studio pubblicato a marzo sulla rivista Nature guidato da Francesco Colelli abbiamo calcolato che, entro il 2050, 60 milioni di europei e 640 milioni di indiani saranno esposti alle ondate di calore e non avranno accesso all’aria condizionata. In Brasile, India e Indonesia, tra il 20% e il 30% delle famiglie non sarà in grado di soddisfare le proprie esigenze di raffreddamento nel 2050, e si troverà quindi in una situazione di stress termico, secondo un terzo studio da noi condotto (pubblicato su Nature nel novembre 2021)”.

Secondo le proiezioni, evidenzia De Cian, entro il 2050 almeno l’80% del 10% delle famiglie più ricche del mondo avrà l’aria condizionata, contro il 2%-23% del 10% delle famiglie più povere. Inoltre, solo il 15% dei 3,5 miliardi di persone che vivono in climi caldi ha l’aria condizionata, sebbene alcune regioni, come il Nord America, ne siano equipaggiate più del necessario.

Oltre a rafforzare le disuguaglianze tra i Paesi del Nord e del Sud, conclude De Cian, l’accesso all’aria condizionata potrebbe aggravare le disuguaglianze sociali all’interno dei Paesi stessi: in Italia, il 39% della popolazione vi ha accesso, ma questo vale solo per l’1% di coloro che vivono al di sotto della soglia di povertà. Questi sono alcuni dei nuovi risultati che stanno emergendo da un nuovo studio che il team di CMCC@Ca’Foscari De Cian, Falchetta, Pavanello dovrebbe pubblicare nei prossimi mesi.

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