L’impronta di Lorenzo sull’oceano

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Il sistema di previsioni oceaniche globali del CMCC mostra il percorso dell’uragano prima del suo arrivo sulle isole Azzorre, mentre il modello costiero ad alta risoluzione evidenzia possibili eventi estremi d’innalzamento del livello mare nelle isole di Corvo e Flores.

I cicloni tropicali sono sistemi convettivi organizzati che si sviluppano sopra le acque calde degli oceani nelle aree tropicali, e si identificano in una zona di bassa pressione associata a un’intensa circolazione ciclonica dei venti in superficie. Raccolgono energia dall’oceano attraverso il flusso di evaporazione e poi dalla relativa condensazione dell’acqua nelle masse d’aria ascensionali vicino al loro centro. Questa energia rilasciata nella troposfera dà origine al famoso “cuore caldo”, causando così venti straordinariamente forti alla superficie. La forza di questi venti produce danni alle regioni costiere con raffiche particolarmente violente, precipitazioni molto intense e impetuose mareggiate. Si capisce così quanto sia importante il ruolo dell’oceano nel determinare l’attività di un ciclone tropicale influendo sulla componente atmosferica del sistema climatico.

L’uragano Lorenzo ha battuto ogni record lo scorso 28 settembre, quando è passato per breve tempo alla categoria 5 quando ancora si trovava a 2270 km sud-ovest delle Isole Azzorre, con venti fino a 260 km/h. Si tratta del più potente uragano mai osservato nell’oceano Atlantico nord-orientale, secondo l’archivio ufficiale che fornisce informazioni e dati su uragani risalenti fino al 1851.
Declassato poi a categoria 2, con venti fino a 165
165 km/h, Lorenzo si è poi diretto verso le Isole Azzorre, dove il suo arrivo è previsto nel primo mattino del 2 ottobre.

I ricercatori del CMCC hanno descritto gli impatti dell’uragano Lorenzo sulle proprietà dell’oceano superficiale con il sistema di previsioni oceaniche globali del CMCC (GOFS), alla risoluzione orizzontale di 6 km. In figura 1 e 2, la temperatura oceanica e le correnti in superficie, come previste da GOFS per mercoledì 2 ottobre (12:00 UTC), mostrano il percorso dell’uragano mentre si dirige verso le Azzorre. L’impatto sull’oceano rimane evidente anche dopo il passaggio di Lorenzo nella regione. La figura 3 mostra il raffreddamento della superficie oceanica associato al passaggio di Lorenzo a 29.32N, 42.28W nel Nord Atlantico.

Inoltre, il modello regionale ad alta risoluzione (fino a 500 m di risoluzione orizzontale in prossimità della costa) sviluppato dai ricercatori CMCC, ottenuto attraverso il downscaling dei prodotti di previsione globale del Servizio marino di Copernicus (CMEMS), evidenzia l’impatto dell’uragano Lorenzo sul livello del mare. Come mostrato in figura 4, è previsto un innalzamento del livello del mare in prossimità delle isole di Corvo e Flores, per il 2 ottobre (6:00 UTC, 39.49N, 31.40W).

Gli uragani “prendono” calore, quindi energia, dall’oceano; alti valori del contenuto di calore dell’oceano si sono rivelati utili per identificare le regioni oceaniche particolarmente favorevoli per l’intensificarsi dei cicloni tropicali. Per questo motivo, una miglior rappresentazione e previsione delle interazioni fra i cicloni tropicali e l’oceano è fondamentale per determinare il potenziale intensificarsi o indebolirsi di un uragano. I risultati della ricerca CMCC evidenziano l’importanza delle previsioni oceaniche (dalla scala globale, a quella regionale e costiera) per predire intensità e direzione degli uragani, a supporto delle previsioni atmosferiche.

I ricercatori CMCC che hanno contribuito alla realizzazione delle previsioni oceaniche avanzate illustrate in questo articolo: Dorotea Iovino, responsabile scientifica della ricerca su oceano globale e ghiaccio marino della Fondazione CMCC (Divisione ODA – Ocean modeling and Data Assimilation), Ivan Federico, ricercatore CMCC della Divisione OPA – Ocean Predictions and Applications, Andrea Cipollone, ricercatore CMCC della Divisione ODA, responsabile del gruppo di ricerca in Data Assimilation, Simona Masina, Direttore Divisione ODA; Giovanni Coppini, Direttore Divisione OPA, ed Enrico Scoccimarro, ricercatore CMCC della Divisione CSP – Climate Simulation and Prediction.

Figura 1: temperatura superficiale media oraria del mare (in °C), nell’Oceano Atlantico sub-tropicale, come prevista dal sistema di previsioni oceaniche globali del CMCC (GOFS, alla risoluzione orizzontale di 6 km) per il 2 ottobre 2019 (12.00 UTC). Clicca per ingrandire.

 

Figura 2: correnti superficiali medie orarie (m/s) nell’Oceano Atlantico sub-tropicale, come previste da GOFS per il 2 ottobre 2019 (12.00 UTC). Clicca per ingrandire.

 

Figura 3: serie temporali della temperatura alla superficie del mare (in °C) nel Nord Atlantico (29.32N, 42.28W), come previsto da GOFS (clicca per ingrandire).

 

Figura 4: Mappa del livello del mare per il 2 ottobre 2019, 6:00 UTC (in alto) e serie temporali per le isole di Flores e Corvo (in basso), come previsto dal modello regionale ad alta risoluzione ottenuto attraverso il downscaling dei prodotti di previsione globale del Servizio marino di Copernicus (CMEMS).

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