Il futuro delle coste leccesi

Torre Chianca (Lecce)
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Uno dei principali impatti di un clima che cambia sarà la trasformazione del paesaggio delle nostre coste, a causa dell’innalzamento del livello del mare. La Fondazione CMCC ha creato una raccolta di dati sul futuro di una porzione di linea costiera del territorio di Lecce, al fine di informare l’amministrazione locale ed i cittadini e produrre informazioni facilmente accessibili a tutte le parti interessate.

Il Comune di Lecce, in Puglia, include una linea costiera che si estende per quasi 23 km. Nel quadro del Piano Urbanistico Generale (PUG) della città, la Fondazione CMCC ha creato e pubblicato un insieme di dati riguardante una porzione della costa adriatica, parte del territorio comunale, al fine di valutare l’impatto del cambiamento climatico su questo territorio, in particolare per quanto riguarda l’innalzamento del livello del mare.

La ricerca è stata condotta da ricercatori della Divisione Ocean Predictions and Applications (OPA) del CMCC, in collaborazione con il Politecnico di Milano, al fine di produrre un risultato allineato allo stato dell’arte, in particolare per il riferimento verticale dei dati.

L’obiettivo principale era determinare le aree costiere potenzialmente soggette all’inondazione all’interno del territorio comunale di Lecce, considerando vari orizzonti temporali, ovvero il 2030, il 2050 e il 2070, e due scenari climatici (RCP4.5 e RCP8.5). I risultati sono ora documentati sia in una presentazione che in una raccolta di dati disponibile online, che può essere esplorata attraverso Google Earth.

La raccolta di dati, che copre 8 km di costa, deriva dall’integrazione di un modello digitale del terreno ad alta risoluzione fornito dal Comune di Lecce, con informazioni oceanografiche sui livelli futuri del mare, nel contesto di un “bathtub model”. Ovvero un modello rapido e dettagliato che evidenzia le potenziali aree soggette a inondazione costiera, perché si trovano al di sotto della quota futura del mare e che sono idraulicamente connesse alla costa.

“Abbiamo scoperto che l’estensione delle inondazioni costiere previste è tale che alcune strade e alcune abitazioni vicine alla costa potrebbero essere a rischio”, ha detto Gianandrea Mannarini, della divisione OPA del CMCC e primo autore dello studio. “Un altro importante risultato è la disomogeneità spaziale delle aree allagate: l’estensione dell’avanzamento del mare dipenderà sia dall’elevazione della costa che dalla sua pendenza. In particolare, le spiagge in cui il sistema dunale è stato danneggiato o rimosso, come quelle utilizzate per i campi sportivi, saranno le prime ad essere colpite e nel tempo subiranno gli impatti più significativi“.

Il trend di innalzamento del livello medio del mare sulla costa leccese è confermato dal confronto tra i risultati di un modello climatico globale (IPCC AR5) e uno subregionale (Adriaclim), che fornisce una modellizzazione integrata del ciclo idrologico del bacino adriatico, incluso l’apporto fluviale. Per i livelli estremi di innalzamento del mare si è fatto uso delle previsioni di un modello globale validato su dati storici, che tiene conto delle maree, dello storm surge e del sovralzo d’onda. Per questa applicazione al territorio leccese, sono stati considerati esclusivamente periodi di ritorno di un anno, il che comporta che eventi di inondazione di ampiezza maggiore siano possibili con una frequenza inferiore all’anno. A causa di un aumento previsto dell’innalzamento del livello medio del mare nell’intervallo di 10-20 cm entro il 2050 (rispetto al 2015) e del pendio poco profondo della maggior parte delle spiagge in questione, è attesa una trasgressione marina permanente di alcuni metri.

A partire dal 2030, i risultati indicano la possibilità di inondazioni episodiche di alcune strade perpendicolari alla costa durante eventi estremi di innalzamento del livello del mare. Inoltre, il set di dati mostra che ci si deve aspettare che l’innalzamento del livello del mare influenzi soprattutto la parte settentrionale del territorio, tra le storiche torri di avvistamento di Torre Rinalda e Torre Chianca, dove un tempo erano presenti delle paludi costiere.

“Siamo motivati ​​a creare una forma di conoscenza utile per il processo decisionale. Non abbiamo semplicemente fornito un risultato derivante dalla nostra attività di ricerca, ma abbiamo utilizzato le domande e le esigenze degli attori decisionali locali per realizzare un prodotto unico, adatto per un uso pratico, quindi un esempio di quella actionable knowledge oggi tanto auspicata“, ha detto Mannarini. “Allo stesso tempo, crediamo che la consapevolezza dei cittadini sull’innalzamento del livello del mare e il suo impatto aumenterà notevolmente grazie alla visualizzazione intuitiva dei risultati numerici attraverso un sistema di informazioni geografiche come Google Earth”.

 

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