Eventi estremi e cambiamenti climatici: ecco come ci si muove in Europa

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Sono il principale motivo che porta il tema dei cambiamenti climatici dentro l’agenda politica di quasi tutta Europa. Viaggio nei Paesi dell’Unione tra le leggi che riguardano una sfida cruciale per il territorio: farsi trovare pronti, essere in grado di gestire il rischio, ridurre al minimo i costi derivanti dagli impatti dei cambiamenti climatici. Dall’Agenzia Europea per l’Ambiente la più aggiornata e completa ricerca sull’adattamento ai cambiamenti climatici in Europa.

“National adaptation policy processes in European countries – 2014” è il titolo dell’ultimo rapporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA), una ricerca che raccoglie e analizza risposte dettagliate, provenienti da 30 paesi europei, sul tema dell’adattamento ai cambiamenti climatici. Si tratta, cioè, di una raccolta d’informazioni su strategie e azioni messe in campo a livello nazionale per prevenire i rischi derivanti dai cambiamenti climatici o, detto in altre parole, tutto quello che si può fare e progettare per rendere il territorio più pronto, e meno vulnerabile, di fronte agli impatti del clima che cambia.

In oltre i tre quarti dei paesi, si legge nella ricerca, l’adattamento ai cambiamenti climatici è un argomento che fa parte dell’agenda politica, mentre si notano risposte pressoché unanimi nel definire gli eventi estremi come fattori che hanno innescato dei processi di adattamento. Tra le altre ragioni che hanno portato il tema dell’adattamento all’interno delle agende politiche nazionali, un ruolo rilevante spetta alle direttive dell’Unione Europea (la seconda motivazione per citazioni ricevute), seguita dai costi derivanti dai danni prodotti dal mancato adattamento (terza motivazione) e i risultati della ricerca scientifica per supportare le strategie e le azioni da intraprendere.

La maggior parte dei partecipanti alla ricerca ha identificato anche degli ostacoli per tradurre l’adattamento in azioni concrete. Più dei tre quarti dei rispondenti, ad esempio, ha citato a questo proposito la scarsità di risorse quali tempo, denaro o tecnologie e, allo stesso tempo, sono considerati ostacoli da un ampio numero dei partecipanti anche le incertezze relative all’ampiezza dei futuri cambiamenti climatici e alle “poco chiare responsabilità”.

Nonostante queste difficoltà, la metà dei paesi ha fatto registrare un’alta o molto alta volontà di sviluppare delle politiche di adattamento a livello nazionale. Questa volontà potrebbe essere connessa a una crescente consapevolezza circa i temi relativi ai cambiamenti climatici, consapevolezza che – stando alle risposte ricevute – è cresciuta nel corso degli ultimi cinque anni nei due terzi dei paesi interessati dalla ricerca.

“È la prima volta che gli sforzi di adattamento dei paesi europei vengono analizzati in maniera così esauriente” ha detto Hans Bruyninckx, Direttore esecutivo dell’EEA. “Spesso, per motivi per altro validi, l’attenzione si concentra sugli sforzi tesi a ridurre le emissioni di gas a effetto serra. Ma l’adattamento è inevitabile, è quindi un fatto molto positivo che su questo argomento ci sia ora un focus politico a livello europeo. Ora, molti paesi hanno bisogno di tradurre i piani in azioni”.

Si prevede che i cambiamenti climatici possano interessare l’Europa con un incremento di eventi come alluvioni, siccità, ondate di calore, innalzamento del livello dei mari ed altri diffusi cambiamenti ambientali che riguarderebbero, ad esempio, la distribuzione delle specie e la stagionalità dei prodotti agricoli. Gli indicatori di cambiamento climatico mostrano fino a che punto queste tendenze sono già in atto e sono state osservate in Europa e non solo.

Nonostante una diffusa consapevolezza tra i politici – 21 paesi sono dotati di una strategia nazionale di adattamento – azioni concrete sono ancora alla fase iniziale in molta parte dell’Europa. Fino ad oggi sono solo 13 i paesi che stanno già implementando politiche di adattamento, secondo i dati della ricerca. La disponibilità di informazioni è la più menzionata tra gli strumenti politici di adattamento, mentre la gestione delle risorse idriche è il settore di adattamento che ha fatto registrare i maggiori livelli di priorità.

Molti paesi, mostra la ricerca, hanno già messo in campo schemi per monitorare, valutare o redigere rapporti circa i propri progressi, mentre più della metà dei paesi coinvolti sta pianificando o avviando simili schemi.

Il report
L’obiettivo principale del report è di condividere esperienze, lezioni imparate e buone pratiche in tema di adattamento. La ricerca è stata realizzata su base volontaria e su un principio di auto-valutazione da parte delle persone che vi hanno partecipato.

Informazioni sull’adattamento
Climate-ADAPT, the European Climate Adaptation Platform, è un portale informativo sull’adattamento ai cambiamenti climatici nell’Unione Europea. Il portale raccoglie un vasto numero d’informazioni sugli impatti dei cambiamenti climatici, una vasta gamma di casi di studio, politiche dell’Unione Europea, paesi, strumenti per i decisori politici e altre risorse.

Il rapporto è stato realizzato con la collaborazione di ETC/CCA (European Topic Centre on Climate Change impacts, vulnerability and Adaptation), un consorzio di organizzazioni europee messe insieme per iniziativa dell’EEA con l’obiettivo di produrre dati, informazioni, indicatori e valutazioni per le politiche nell’area degli impatti dei cambiamenti climatici, la vulnerabilità e l’adattamento. L’ETC/CCA, che coinvolge 14 centri di ricerca da tutta Europa, è guidato dal CMCC attraverso il lavoro coordinato da Sergio Castellari.
Hanno collaborato alla redazione del rapporto gli esperti del CMCC Eleni Karali e Sergio Castellari.

Scarica e leggi il Report: National adaptation policy processes in European countries – 2014

 

 

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