Com’è possibile rendere l’adattamento ai cambiamenti climatici non solo più efficace, ma anche politicamente e istituzionalmente realizzabile? Come possiamo migliorare, nei fatti, il supporto che la scienza può offrire alla sfera politica?
L’adattamento ai cambiamenti climatici non solo è essenziale per contrastarne gli impatti negativi, ma è anche sempre più intrecciato con lo sviluppo socioeconomico e i percorsi di sostenibilità dei diversi Paesi. Tra le evidenze che dimostrano la rilevanza politica delle strategie di adattamento, va notato come i contributi nazionali programmati (NDCs – Nationally Determined Contributions) dei Paesi in via di sviluppo presentati alla COP21 di Parigi includano espliciti obiettivi di adattamento, e come la grande maggioranza delle azioni di adattamento rientri nel campo dell’ordinaria pianificazione e gestione del settore pubblico.
Ciononostante, l’integrazione del tema dell’adattamento ai cambiamenti climatici nel processo decisionale della sfera politica incontra ancora numerosi ostacoli. L’adattamento, tema trasversale per sua natura, impone una sintesi difficile e una potenziale tensione tra diversi ambiti politici, livelli amministrativi e di responsabilità. Allo stesso modo, deve anche riconciliare le diverse posizioni degli attori sociali in merito al come le risorse destinate all’adattamento debbano essere distribuite.
La policy session organizzata dal CMCC al 6° Congresso mondiale degli economisti dell’ambiente e delle risorse naturali (World Congress of Environmental and Resource Economists – WCERE) ha riunito oggi (29 giugno 2018) a Göteborg, in Svezia, un panel di esperti di alto livello che si occupano di scienza dell’adattamento, progettazione e attuazione delle politiche, per uno scambio di esperienze e buone pratiche, ma soprattutto per individuare soluzioni innovative verso un’azione di adattamento ai cambiamenti climatici più efficace e realizzabile.
La sessione, intitolata “Adapting to climate change or adapting to develop? Challenges and opportunities for a policy viable and effective climate change adaptation action”, è stata introdotta e presieduta da Francesco Bosello, direttore della divisione CMCC “Economic analysis of Climate Impacts and Policy” (ECIP).
Michael Mullan, alla guida dei lavori sull’adattamento ai cambiamenti climatici presso l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), ha concentrato la sua presentazione sul tema delle infrastrutture resilienti: secondo recenti studi dell’OCSE, ogni anno sono necessari a livello globale 6,3 miliardi di dollari di nuovi investimenti infrastrutturali per sostenere la crescita. “Le decisioni prese in merito alla localizzazione e alla progettazione di questi investimenti influenzeranno la vulnerabilità delle comunità interessate nei confronti dei cambiamenti climatici. Prendere le giuste decisioni all’inizio del processo sarebbe più economico e meno disastroso rispetto ad essere costretti ad ammodernamenti successivi e costosi” ha affermato Mullan. Ciò richiede una risposta politica coordinata per garantire che i proprietari delle infrastrutture e gli sviluppatori abbiano gli incentivi e le capacità necessari per integrare la resilienza ai cambiamenti climatici nei loro progetti.
Un processo costante per migliorare la coerenza delle politiche è altresì necessario per promuovere la riduzione del rischio di catastrofi naturali, divenuta una priorità, insieme all’adattamento ai cambiamenti climatici, non solo europea ma globale. Sergio Castellari dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) ha presentato casi studio di diversi Paesi europei in cui è stata raggiunta un’efficace coerenza tra adattamento ai cambiamenti climatici e riduzione del rischio di disastri, evidenziando gli strumenti innovativi emergenti che autorità nazionali, regionali e locali stanno utilizzando per affrontare gli impatti degli eventi estremi meteorologici e climatici. I casi studio sono disponibili nel rapporto EEA 15/2017, Climate change adaptation and disaster risk reduction in Europe.
Ma parlare di adattamento ai cambiamenti climatici richiede una riflessione anche sulla finanza per il clima, una riflessione avanzata in questo contesto da Paul Watkiss (Paul Watkiss Associated). Le istituzioni finanziarie internazionali e le banche di sviluppo hanno assunto negli ultimi anni impegni ambiziosi per aumentare la spesa per l’adattamento, sia in Europa che nei Paesi meno sviluppati. Allo stesso tempo, i Paesi stanno sviluppando piani di adattamento nazionali e progetti per accedere a queste fonti finanziarie. Esistono tuttavia ancora grandi divari tra risorse disponibili e buoni progetti di adattamento finanziabili, che derivano dalle difficoltà nella programmazione delle strategie e nelle valutazioni economiche. Watkiss ha offerto un’analisi di tali difficoltà, presentando nuove opportunità e idee per rendere davvero utile uno scambio tra responsabili politici e accademici.
La policy session è stata organizzata nell’ambito del Congresso mondiale degli economisti dell’ambiente e delle risorse (WCERE2018, 25-29 giugno 2018), occasione in cui circa 1.500 tra accademici, esperti e responsabili politici di tutto il mondo si sono riuniti per presentare e discutere nuove ricerche nel campo dell’economia ambientale e delle risorse naturali, ma anche per realizzare un dialogo su come gestire problemi ambientali complessi e globali come quello del clima.